Al collasso i trasportatori trentini di alimenti refrigerati

Una categoria di nicchia dimenticata da tutti, con perdite di fatturato vicine al 90%, in ginocchio, senza ristori statali o provinciali, vittima della filiera di alberghi e ristoranti fermi o a regime ridotto da nove mesi: si tratta dei trasportatori di alimenti surgelati e refrigerati, quasi 200 aziende in Trentino Alto Adige, un centinaio per ciascuna provincia, con oltre mille addetti che, adesso, rischiano davvero il posto di lavoro per cessata attività.

CNA Fita Trentino Alto Adige, dopo aver appurato che, nonostante il pressing nazionale su Governo e Parlamento, la categoria non è rientrata in nessuno dei Decreti Legge Ristori, chiede un intervento delle Province Autonome di Bolzano e Trento, sulla scia da quanto promesso dai rispettivi assessori all’economia nei giorni scorsi, affinché vengano istituiti appositi aiuti alle aziende di filiera legate al turismo e alla ristorazione che registrano gravi perdite di fatturato.

“Il problema – spiega Piero Cavallaro, referente CNA Fita regionale – non trova attenzione mediatica e politica a livello nazionale perché il comparto dei trasportatori di alimenti surgelati e refrigerati è una nicchia specializzata che prolifera lì dove c’è grande vocazione turistica. Essendo a macchia di leopardo su tutta la Penisola, si presta più ad aiuti mirati a livello territoriale che a misure nazionali”.

“Molte di queste aziende – aggiunge Cavallaro – sono di piccole dimensioni. Hanno veicoli propri, adatti alla mission imprenditoriale, pochi addetti fidati, una clientela ampia, composta da alberghi e ristoranti, ma anche diversi bar, che però da nove mesi è ferma o lavora a singhiozza e con gravi limitazioni. Parliamo di perdite di fatturato che sfiorano, per queste imprese di trasporto, il 90%. E nessuna possibilità di diversificare l’attività, essendo i loro mezzi dedicati ad un trasporto ben preciso, con tanto di controlli, revisioni, norme da rispettare per il ciclo del freddo, puntualità delle consegne. Non vediamo altra strada che ristori su base provinciale a Bolzano e Trento per consentire a queste imprese e ai loro collaboratori di sopravvivere. Sperando che da gennaio ci siano le condizioni minime per operare. L’alternativa è la morte dell’intero comparto”.

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