Alberghi diffusi: la seconda vita dei borghi dimenticati in Sardegna

Destinare alla ricettività diffusa abitazioni vuote presenti nei piccoli borghi che stanno scomparendo.

Lo propone CNA Sardegna che evidenzia l’enorme opportunità degli alberghi diffusi: un modello di sviluppo turistico ed economico senza impatto ambientale per rivitalizzare il territorio recuperando, riqualificando e mettendo in rete gli edifici esistenti, rilanciando attività tradizionali in fase di dismissione e stimolando nuove iniziative imprenditoriali.

Le abitazioni vuote

In Sardegna le case disabitate sarebbero oltre 260mila, il 28% del patrimonio edilizio complessivo. “Un indotto turistico che – commentano Pierpaolo Piras e Francesco Porcu, presidente e segretario regionale CNA Sardegna –  potrebbe costituire una carta vincente per il rilancio di molte realtà in declino dell’isola”.

CNA Sardegna sottolinea l’importanza di un modello di offerta ricettiva, di recente diffusione in Italia e in Europa, che offre agli ospiti l’esperienza di vita in un autentico borgo storico o in un piccolo nucleo rurale, alloggiando in case e camere nel “cuore” dell’albergo diffuso.

Gli alberghi diffusi

La Sardegna conta 8 delle 57 strutture riconosciute ufficialmente dall’Associazione nazionale alberghi diffusi, lo stesso numero del Lazio e inferiore, tra tutte le regioni italiane, solo alla Toscana. Le statistiche sull’offerta turistica evidenziano un notevole potenziale di crescita per queste forme di ospitalità alberghiera. Nel 2018, infatti, i 14 alberghi diffusi e gli 80 alberghi residenziali, con una offerta complessiva di 14.278 posti letto, hanno registrato oltre 192mila arrivi e 1.182mila presenze, pari all’8,1% degli arrivi e l’11% delle presenze regionali.

La storia di queste realtà – aggiungono Piras e Porcu – mostra chiaramente gli effetti rigenerativi che sono in grado di innescare, offrendo opportunità di rilancio ad attività tradizionali in fase di dismissione come forni e caseifici artigianali, lavorazione tessuti, e così via e stimolando la creazione di nuove iniziative quali visite guidate, corsi su produzioni tipiche, intrattenimento”.

Tra le possibili strategie per la rivitalizzazione di borghi in abbandono – secondo CNA Sardegna – vanno valutate anche le iniziative focalizzate sulla creazione di sistemi ricettivi orientati a target ben specifici: anziani in cerca di ambienti sani e lontani dallo stress metropolitano o persone che necessitano di periodi di riabilitazione e assistenza medica.

Il ruolo degli enti locali

Le iniziative imprenditoriali per la valorizzazione dei piccoli borghi dell’isola presuppongono però un contributo molto più attivo delle amministrazioni pubbliche locali, nel ruolo di promotori o facilitatori nelle fasi di acquisizione degli immobili e di redazione dei progetti, quasi sempre veri e propri piani urbanistici.

Il ruolo dell’amministrazione è centrale per creare i presupposti dell’iniziativa privata – spiegano Piras e Porcu – dalla ideazione alla redazione fino allo sviluppo del progetto”. Le amministrazioni possono chiamare soggetti privati attraverso un bando pubblico oppure valutare una proposta privata massimizzando le ricadute di interesse.

La scarsa dotazione di infrastrutture e servizi costituisce una barriera insormontabile. Spesso la creazione di una piattaforma per l’accesso ai servizi e di centri polifunzionali per le nuove comunità dei borghi potrebbe essere una valida soluzione.