Fibre aerospaziali per restaurare le opere antiche
Al culmine di una tradizione antica, ricerca e innovazione sono la chiave per conquistare il futuro. Si rinnovano così le qualità migliori di un mestiere, che noi italiani sappiamo fare al massimo dell’eccellenza. E’ la filosofia di Alessandro Battaglia, 39 anni, titolare di Ahrcos, azienda ferrarese che dopo numerosi interventi su edifici italiani di prestigio, sta effettuando per l’Ambasciata italiana nella Repubblica Ceca le indagini diagnostiche per il restauro della Cappella di San Carlo Borromeo, detta anche Cappella degli Italiani, a Praga.
Il book di Ahrcos (da arco, antica figura cardine delle tecniche di costruzione), annovera dal 1999, anno della sua fondazione, opere di consolidamento e restauro conservativo di rilevanti edifici: la Chiesa di San Giacomo alla Lungara a Roma, il Complesso di San Domenico a Forlì, il Teatro dei Filarmonici ad Ascoli Piceno e così via.
Ma il fattore distintivo dell’impresa, per spiccata propensione di colui che l’ha creata, è l’investimento in ricerca e innovazione, tanto che Ahrcos vanta ormai quattro brevetti, uno dei quali ha ottenuto il primo premio europeo per il miglior brevetto antisismico.
“Sono figlio di un imprenditore edile ed ho passato gran parte della mia vita nei cantieri – racconta Battaglia -. Ho voluto creare ben presto una mia attività, non avevo ancora terminato gli studi superiori. Sono partito da un’idea, che costituisce tuttora una delle nostre specializzazioni: l’impiego delle fibre di carbonio, utilizzate principalmente nel settore aerospaziale o della meccanica, per la riparazione e il consolidamento di strutture murarie e capriate. Una tecnica leggera, non invasiva, che prevede l’innesto di queste fibre ad elevata resistenza, con interventi di tipo ‘chirurgico’, a basso impatto e che consentono costi inferiori”.
Con questo sistema, Battaglia consolida le capriate dei Musei del Complesso di San Domenico a Forlì: “Un bene architettonico di grande delicatezza – spiega – considerate le collezioni esposte: grazie a questo tipo di intervento, si è potuta evitare la chiusura per un tempo indefinito del museo e il trasferimento delle collezioni”.
Quello che per altri è un limite, per Battaglia costituisce un vantaggio. Fin da subito – argomenta – ho scelto di investire molto nella ricerca di tecnologie basate su precisi requisiti di duttilità e resistenza, leggerezza e non invasività e, soprattutto, eventuale rimovibilità. Tutte qualità che ci permettono di intervenire su beni di pregio artistico e monumentale rispettando le caratteristiche intrinseche”.
Uno dei frutti più interessanti di queste costose ricerche, condotte in collaborazione con Università del territorio ha un nome ostico: ticorapsimo, sistema di consolidamento in opera dalle caratteristiche eccezionali. In sostanza, il materiale è ricavato dalla pietra: quindi pienamente compatibile con i materiali degli edifici da trattare, facile da mettere in posa, durevole, resistente al fuoco e alle aggressioni chimiche e, ancora, reversibile. Si cuce letteralmente, cioè si cingono e saldano murature, attraversandone lo spessore. Questa metodologia è stata sperimentata con successo a L’Aquila, su edifici severamente lesionati dal sisma del 2009, come la Chiesa delle Anime Sante in pieno centro storico.
Dalle sperimentazioni Battaglia è arrivato a Praga, lavoro dopo lavoro, passando dal restauro di antiche torri del ‘400, alla realizzazione di Spa in immobili di pregio a Venezia, dal consolidamento di un acquedotto monumentale, al ripristino di scuole, ospedali e capannoni. “Investire in ricerca quando il mercato tirava ha significato sacrificare gli utili dell’impresa – rammenta -. Con l’arrivo della crisi, questo sacrificio è stato pienamente ripagato. Dal 2003 ad oggi il trend di aumento del fatturato viaggia attorno al 15% annuo. Siamo partiti nel ’99 con un fatturato di 300 milioni di lire, oggi ci attestiamo su poco meno di dieci milioni di euro, con una cinquantina di addetti, metà dei quali tecnici”.