Rischia di chiudere anzitempo uno dei più importanti strumenti di sostegno agli investimenti, la cosiddetta Nuova Sabatini, lo strumento “principe” per supportare le imprese nell’acquisto di nuovi beni strumentali.

Sono, infatti, ancora disponibili poco più di circa 170 mln di euro, a fronte di una esigenza, calcolata sulla base dell’assorbimento nello stesso periodo dello scorso anno, di poco meno di 300 mln. Verosimilmente, le risorse disponibili consentiranno di arrivare ad ottobre, lasciando scoperti gli ultimi due mesi dell’anno, mesi in cui dovrebbero concentrarsi ulteriori, significativi, investimenti, anche in ragione delle prossime scadenze delle misure relative al super e all’iper ammortamento.

Peraltro, alcuni istituti di credito, a fronte del prossimo esaurimento delle risorse, stanno iniziando a scoraggiare le imprese dal presentare le istanze, cosa questa che potrebbe portare l’impresa a valutare se effettuare o meno l’investimento nei tempi previsti.

Rischia così di saltare una delle basi sulle quali si è ricostruito il percorso di ripresa degli investimenti nei settori produttivi, fondamentale per il necessario recupero di competitività del nostro sistema economico.

La misura, avviata ad aprile del 2014 sulla falsariga della “vecchia Sabatini” del 1965, ad oggi ha sostenuto oltre 13 MLD di investimenti.

Partita in sordina, solo 2,5 MLD nei primi due anni di operatività, a partire dal 2016, anno in cui è stata introdotta una significativa semplificazione delle procedure ed è entrato in vigore il superammortamento, ha preso vigore: 2,5 MLD in soli 9 mesi del 2016, 5 MLD nel 2017, ed anche nel 2018 si sta viaggiando sugli stessi importi.

     

*I dati sono al 31.07.2018

Certo, la possibile accoppiata prima con il superammortamento e successivamente anche con l’iperammortamento, ha determinato una forte crescita dell’utilizzo dello strumento, ma conta, soprattutto, la crescita di confidenza da parte delle imprese.

Lo strumento si è “affinato” nel tempo. La durata ha consentito di qualificare le domande, la media di approvazione è passata dal 48% del primo anno, all’85% del 2018. Dare certezze significa garantire affidabilità ed evitare l’assalto a “chi ci prova”.

Soprattutto, affidabilità e certezza avvicinano le imprese di minori dimensioni, il cuore del nostro tessuto produttivo. Per numero e per volumi, la crescita della quota di micro e piccole imprese, ovvero le imprese con meno di 50 addetti, è eloquente.

 

       

       

  

Rispetto al numero, le micro passano dal 26% del 2015, al 39% del 2018, mentre le piccole si mantengono stabili; relativamente ai volumi, le micro passano dall’11% del 2015, al 24% del 2018, ed anche le piccole crescono, dal 41% del 2015, al 48% del 2018. Si conferma, nei fatti, che per essere efficaci gli strumenti a sostegno delle imprese di minori dimensioni devono garantire certezza e durata.

Dal punto di vista settoriale, ovviamente, gran parte degli investimenti sono effettuati da imprese del settore manifatturiero (poco meno di 8 MLD), e, conseguentemente, dal punto di vista geografico, primeggiano le Regioni in cui più accentuata è la presenza di imprese di questo settore: nell’ordine, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Piemonte.

Sono, nei fatti, l’area geografica ed il settore che stanno reggendo il confronto con altri paesi avanzati, e dai quali derivano i numeri positivi della nostra bilancia commerciale. Investire significa innovare, per competere sui mercati.

Interrompere questo trend significa mettere a rischio una dinamica di continuità che sta consentendo al nostro Paese di mantenere risultati evidenti, a partire da quelli dell’export.

Occorre rilevare, peraltro, che l’intervento pubblico è oggettivamente esiguo: ad oggi, poco più di 1 MLD a fronte di 13 MLD di investimenti privati, un effetto leva altissimo. E parliamo di investimenti veri, il contributo viene erogato dopo l’avvio dell’investimento.

Inoltre, posto che il contributo viene erogato in rate annuali, le esigenze, in termini, di cassa, sono davvero limitate. In termini di impegno, le risorse necessarie per coprire tutto il 2018 ammonterebbero a 120-130 Milioni di euro, ma in termini di cassa l’esigenza sarebbe ridotta almeno di 1/5, circa 25 mln.

Non sono cifre esorbitanti, si tratta di decidere se dare o meno continuità a strumenti atti a sostenere lo sviluppo delle imprese che vogliono scommettere sulla competitività e sulla crescita.