Artigiani e micro imprese spingono la crescita degli occupati

L’artigianato e le micro imprese trainano la crescita dell’occupazione nel secondo trimestre del 2019. Dalla Nota congiunta sull’occupazione diffusa oggi da Istat, Ministero del lavoro, Inps, Inail e Anpal emerge che il saldo tra le attivazioni e le cessazioni nel corso di un anno è positivo, pari a 271mila posizioni lavorative dipendenti. Il contributo principale arriva dalle imprese fino a 9 dipendenti con un incremento di 161mila posizioni lavorative per effetto di 2 milioni e 336mila attivazioni e 2 milioni e 175mila cessazioni.

L’andamento conferma la vitalità di artigiani e piccole imprese anche in una fase stagnante dell’economia ma è fondamentale che l’agenda economica del governo dedichi risorse e politiche a favore del mondo dell’artigianato e delle piccole imprese.

Il saldo tra attivazioni e cessazioni è positivo per tutte le classi dimensionali di imprese ma il 60% (161mila posizioni) è stato prodotto da quelle fino a 9 dipendenti. Per le imprese tra 10 e 49 dipendenti 50mila unità, 44mila per la classe 50-249 dipendenti e 16mila per le imprese con oltre 250 dipendenti. L’incremento delle posizioni lavorative nelle imprese fino a 9 dipendenti è pari al 6,9% delle attivazioni. La percentuale scende in modo consistente per le altre classi dimensionali: 4% per quella 50-249 dipendenti, 2,6% per le imprese con 10-49 dipendenti e un marginale 0,8% per le imprese con oltre 250 dipendenti.

I dati diffusi mostrano che l’aumento dell’occupazione è sia rispetto al trimestre precedente che su base annua. La crescita tendenziale dell’occupazione dipendente si registra in termini sia di occupati sia di posizioni lavorative riferite ai settori dell’industria e dei servizi. Il lavoro indipendente, secondo la rilevazione sulle forze di lavoro dell’Istat, per il secondo trimestre consecutivo mostra una crescita trimestrale (+17 mila occupati, +0,3%) mentre diminuisce su base annua (-19 mila occupati, -0,4%).

La crescita trimestrale delle posizioni lavorative dipendenti riguarda il tempo indeterminato (+134 mila) mentre quelle a tempo determinato subiscono una nuova, consistente, riduzione (-45 mila). Entrambe queste tendenze continuano a essere influenzate da un elevato livello di trasformazioni a tempo indeterminato (+159 mila) contribuendo in modo complementare ad accrescere il numero di posizioni a tempo indeterminato e a diminuire quello delle posizioni a termine, in calo per la seconda volta. L’incidenza delle trasformazioni sul totale degli ingressi a tempo indeterminato (attivazioni e trasformazioni) raggiunge il 22,4%, il secondo valore più alto dopo quello del primo trimestre 2019 (28,7%).

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