Assegno di ricollocazione, avanti tutta

Nominato dal neopremier Mario Draghi nel suo discorso al Senato per la fiducia del suo governo, l’assegno di ricollocazione torna ad essere protagonista delle politiche attive sul lavoro. In un momento di grande difficoltà dovuto anche agli effetti della pandemia, infatti, con posti di lavoro già persi e molti altri in bilico, tenuti in vita solo dal blocco dei licenziamenti, le politiche attive del lavoro tornano giocoforza al centro della scena. L’assegno è strato introdotto dall’art. 13 del Decreto Legislativo 14 settembre 2015 n. 150 (Job Act), come strumento di sostegno all’occupazione. Inizialmente in via sperimentale, ad esclusivo beneficio dei disoccupati da almeno 4 mesi percettori (NASpI). Al termine della sperimentazione, da marzo 2018 l’AdR, è entrato a regime e può essere richiesto da tutti gli aventi diritto. Nel 2019 con l’introduzione del Reddito di cittadinanza l’AdR è stato riservato ai soli percettori del reddito stesso. Oggi invece con la Legge di Bilancio 2021 la sfera dei beneficiari è stata ampliata ed è questa la vera novità per coloro che hanno perso o perderanno il lavoro quest’anno.

 

Che cos’è l’AdR

L’Assegno di Ricollocazione (AdR) è una misura di politica attiva che consente ai disoccupati di ottenere, presso i Centri per l’impiego o altre strutture accreditate, un servizio di assistenza intensiva e personalizzata per la ricerca di una nuova occupazione.

 

A chi spetta

La Legge di Bilancio 2021 (comma 325 della legge 178/2020) ha ampliato la platea dei beneficiari di questo strumento per la ricerca di lavoro, fino ad ora limitato ai percettori di reddito di cittadinanza.

Per l’anno 2021, infatti, l’assegno di ricollocazione sarà erogato oltre ai titolari del reddito di cittadinanza che firmano il Patto per il Lavoro, anche ai disoccupati che fruiscono dell’indennità di disoccupazione (NASpi e DIS-COLL) da oltre 4 mesi e ai percettori di Cassa integrazione straordinaria.

 

In che consiste l’assegno di ricollocazione

Non si tratta di una erogazione di denaro ma di uno strumento per riqualificarsi e ritornare competitivi sul mercato del lavoro. L’aiuto comunque è erogato attraverso un assegno (da un minimo di 250 euro a un massimo di 5.000 euro) per ricevere servizi di assistenza da parte di enti accreditati e centri per l’impiego.

 

Come funziona

Se si ottiene l’assegno l’aspirante lavoratore può scegliere, fra gli enti accreditati all’Anpal (l’Agenzia nazionale delle politiche attive sul lavoro), da chi farsi aiutare. A questo punto sarà seguito da un tutor che lo supporterà in un piano personalizzato di ricerca intensiva, indirizzandolo verso le offerte più adatte al suo profilo. Il tutor fa una vera e propria attività di promozione dell’aspirate lavoratore, seleziona proposte, segue tutto l’iter sino all’inserimento nella nuova posizione lavorativa. Questo processo può durare al massimo 180 giorni ma può essere prorogato in particolari condizioni.

 

Come fare la domanda

E’ possibile fare la domanda, una volta stabilito di essere in possesso dei requisiti, direttamente presso l’Anpal. Se si vuole ottenere, tuttavia, una consulenza personalizzata e la possibilità di inoltrare la domanda da parte di un professionista esperto, basta recarsi presso una sede del Patronato Epasa-Itaco. Collegandosi su www.epasa-itaco.it si può accedere al servizio ‘cerca la sede’ e poi prendere un appuntamento per un aiuto su misura alle proprie necessità.

 

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