Dal 2009 al 2015 le imprese a titolare cinese delle province di Padova e Venezia sono aumentate del 40,6%, mentre quelle a titolare italiano sono diminuite del 12,6%. E’ quindi in atto una vera e propria sostituzione che non può non fare pensare a quanto avvenuto a Prato nel tessile. Ne sono vittime imprese italiane che non hanno potuto reggere l’urto della concorrenza sleale: in sei anni ne sono state perse 77. Anni di lavoro e profonde competenze andate in fumo.

Sono questi i primi dati dell’Osservatorio permanente della CNA del Veneto sulle dinamiche economiche regionali costituito per elaborare dati che permettano di leggere con sempre maggiore attenzione la realtà produttiva e imprenditoriale del Veneto.

Il primo Focus è stato realizzato sulle dinamiche del Distretto del calzaturiero del Brenta, a cura di Matteo Ribon e Michele Barison responsabili rispettivamente di CNA Federmoda Regionale Veneto e della provincia di Venezia.

“La scelta è caduta su questo Distretto produttivo diviso tra le province di Venezia e Padova – afferma Matteo Ribon – perché è il più virtuoso della regione, con un fatturato di 1,8 miliardi di euro, 10 mila addetti e 939 imprese dell’indotto (cuoio e calzature).

È un distretto fortemente vocato all’export (90%) e riconosciuto per qualità dei prodotti nel mondo. Lo riteniamo un ottimo indicatore sulle prospettive di evoluzione dell’economia del Veneto nei prossimo futuro. Inoltre, da anni denunciamo in quest’ambito un fenomeno di illegalità diffusa e contemporaneamente stiamo lavorando per una maggiore trasparenza nei rapporti tra imprese della filiera”.

I dati analizzati da CNA Federmoda su elaborazioni del servizio studi e statistica delle Camere di commercio Delta Lagunare e Padova e su dati Infocamere, parlano chiaro.

Nel Distretto aumentano le aziende gestite da titolari cinesi che sostituiscono quelle a guida italiana.

Si tratta di aziende per lo più individuali (forma giuridica che gli imprenditori italiani stanno abbandonando perché il rischio di impresa coinvolge tutto il patrimonio personale, che i cittadini cinesi non hanno), con un tasso di mortalità medio di 2 anni (esattamente il periodo obbligatorio per il primo versamento di imposte dirette ed indirette), nel 70% dei casi con personale in nero o impiegato irregolarmente (a seguito dei controlli effettuali dalle forze dell’ordine: Guardia di Finanza, Spisal, Ulss e Inps).

Dagli studi di settore risulta che le aziende di questo settore, l’Ateco c15, hanno un’incidenza dei costi del personale superiore all’ 80% dei costi generali – conclude  Michele Barison, CNA Federmoda della provincia di Venezia – per cui sbaraglia ogni concorrenza chi, in maniera sleale, utilizza personale in nero o non correttamente retribuito”.