Il modo più efficace che hanno gli autotrasportatori per contenere gli effetti dei rincari del carburante sui conti aziendali è concordare con i committenti forme contrattuali che prevedano la clausola del “fuel surcharge”, con l’adeguamento automatico delle tariffe rispetto alle variazioni dei prezzi medi del combustibile per autotrazione.

È quanto emerso dall’assemblea che si è tenuta sabato pomeriggio, a Padova, indetta dalla CNA Fita di Padova, con la partecipazione di autotrasportatori di merci in conto terzi dal Nordest, compresa una delegazione di CNA Fita Alto Adige composta dai presidenti Juri Galvan e Azem Celhaka e da Marco Barchetti, membro del direttivo.

Ripercorrendo le tappe dell’ultimo anno, la CNA Fita ha messo in evidenza la sofferenza del mondo dell’autotrasporto che è passato dal sistema del rimborso delle accise (214 euro ogni mille litri di gasolio), valido fino a marzo 2022, a un contributo una tantum attraverso una procedura farraginosa e ha dato effetti solo alla fine del 2022, fornendo un po’ di liquidità alle aziende del comparto rispetto ai costi del carburante esplosi a tal punto da incidere sui costi aziendali fino al 40%. Per poi tornare, a fine dicembre, a un parziale rimborso delle accise, che dovrebbe tornare a pieno regime nel primo trimestre di quest’anno, vista la concomitante abolizione dello sconto generalizzato sui carburanti.

“Tutto ciò – ha evidenziato Juri Galvan – ancora oggi impedisce alle aziende del trasporto merci di programmare un business plan che superi il mese di durata, non potendo calcolare in anticipo il costo del carburante”.

L’unico meccanismo che potrebbe dare stabilità ai conti aziendali, evitando fallimenti a catena, come illustrato dall’avvocato Pierpaolo Bugarella, esperto consulente legale della Fita del Triveneto, è il meccanismo della “fuel surcharge” previsto per i contratti in forma scritta tra committenti e autotrasportatori, con parametri fissati nero su bianco relativi all’incidenza del carburante sulla tariffa del trasporto. Prendendo come riferimento il prezzo medio mensile pubblicato dal ministero dello Sviluppo Economico, le variazioni sopra il 2% dovrebbero far scattare l’adeguamento automatico delle tariffe. Per chi non ha contratti in forma scritta, invece, è opportuno considerare i parametri minimi e massimi dei costi indicativi di esercizio, appena aggiornati dal Ministero dei Trasporti, in modo da proporre ai committenti tariffe che non facciano operare le imprese di autotrasporto sottocosto.

“L’applicazione delle regole esistenti – hanno sottolineato Azem Celhaka e Marco Barchetti – non è né immediata né facile, perché presuppone un rapporto corretto e leale tra autotrasportatori e committenti, basato sul reciproco sostegno e non sulle storture del libero mercato che punta alla massimizzazione unilaterale dei profitti. Solo la collaborazione tra le parti potrà sviluppare un mercato sano ed equilibrato, indispensabile perché l’autotrasporto merci rimanga il motore efficiente ed efficace di tutta l’economia”.