Il mondo dell’autotrasporto si mobilita. Una petizione dei consorzi e degli operatori del settore è stata promossa dalla CNA Fita: ai Parlamentari si chiedono interventi legislativi per ripristinare i 186 milioni di euro di deduzioni forfettarie alle imprese dell’autotrasporto per le spese non documentabili, cifra che per quest’anno è stata ridotta a 60 milioni di euro; ai Consiglieri regionali di proporre al Consiglio regionale uno specifico ordine del giorno, invitandoli a coinvolgere la Conferenza delle Regioni per rappresentare al Governo la gravità delle scelte che si stanno compiendo nei confronti dell’autotrasporto.

Al centro della mobilitazione deduzioni e crediti d’imposta legati al recupero delle spese sostenute dagli autotrasportatori per le trasferte in relazione ai trasporti personalmente effettuati dall’imprenditore, titolare di ditta individuale, o dai singoli soci di società di persone: un beneficio essenziale per la sopravvivenza di oltre 2000 imprese marchigiane. La conferma dei vecchi importi, che risultano ridotti del 60%, garantita in incontri di livello governativo e ministeriale, con tanto di verbali ed accordi, non è stata rispettata.

Più di un quarto delle 4.161 imprese artigiane dell’autotrasporto delle Marche sarebbero costrette a chiudere senza agevolazioni, lasciando a casa oltre 2 mila dipendenti. Un dramma non solo economico ma sociale senza precedenti. Per questo non si escludono altre forme di mobilitazioni, fino ad arrivare al fermo dell’autotrasporto.

Negli uffici CNA di Macerata e provincia è disponibile la petizione da sottoscrivere, che è disponibile anche on line: anche solo con un click, dunque, gli autotrasportatori possono far sentire la propria voce.

La CNA FITA chiede di ripristinare il meccanismo e le percentuali del riconoscimento delle spese non documentabili: le imprese italiane sono costrette a ricorrere alla riduzione delle imposte con il meccanismo delle spese forfettarie per ridurre il differenziale con gli altri competitori europei che pagano costi inferiori per autostrade, gasolio, assicurazioni.

I trasportatori italiani subiscono, quotidianamente, concorrenza sleale e dumping sociale da parte di aziende di altri Paesi, principalmente dell’est Europa, ma anche di società italiane che hanno da tempo delocalizzato sfruttando l’opportunità di un costo del lavoro decisamente più basso.