Malgrado il segno negativo dell’ultimo trimestre, il 2015 si chiude positivamente per le piccole imprese modenesi, con un +3,1% per produttività e un +1,3% per ciò che riguarda il fatturato. L’export marca il valore più alto (23,5% della produzione complessiva), dall’inizio della serie storica, datata 2007, con un’attesa di crescita delle esportazioni anche per i primi mesi del 2016.

Una battuta d’arresto (-0,5%), quella registrata nel quarto trimestre del 2015 (in rapporto allo stesso periodo dell’anno precedente), che non vanifica la crescita dei nove mesi precedenti. E’ questo che emerge dall’analisi della congiuntura economica riferita alle imprese modenesi del settore manifatturiero sino a 50 dipendenti. Cresce, invece, il fatturato (+2,6%), in virtù dell’export, che ne trimestre raggiunge la quota del 27% sul fatturato totale.

SECONDO ANNO CONSECUTIVO DI CRESCITA

Come previsto, dunque, il 2015 si conclude come un anno sostanzialmente buono per le Pmi manifatturiere modenesi, sia per produzione (+3,1% rispetto al 2014) che per fatturato (+1,3%). A spingere il settore, ancora una volta sono le esportazioni (che hanno raggiunto il 23,5% del totale), attese in crescita anche per i primi mesi del 2016 (+14,6%). Ancora in difficoltà, invece, il mercato interno (previsto in flessione dell’1,7%, dopo la crescita – +1,4% – del 2014). Sostanzialmente stabile l’occupazione.    

I SETTORI

Il comparto della meccanica si conferma di essere il settore di punta del manifatturiero dei piccoli, sia dal punto di vista qualitativo (possiamo considerarlo come la “cerniera” dei vari distretti produttivi modenesi, sia da quello quantitativo. Preoccupa, invece, il calo dell’agroalimentare, mentre, dopo un terzo trimestre positivo, ritorna in sofferenza la filiera del sistema moda. Nel dettaglio gli andamenti settoriali (ciascun valore fa riferimento alla variazione rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente).

“Una buona foto, quella scattata sul 2015 delle nostre Pmi – commenta Umberto Venturi, presidente di CNA Modena – Il grosso problema è che rimane appunto solo una fotografia, senza nessuna garanzia che questo trend continui anche per il 2016, perché l’orizzonte che oggi si trovano di fronte le imprese rimane molto limitato. Nel senso che il sistema economico che si è determinato dopo la crisi del 2008 è ostaggio di troppe variabili che impediscono delle programmazioni a lungo termine, ostacolando gli investimenti”.

“Ci sono fatti finanziari – precisa Venturi – come l’andamento delle monete, elementi economici (vedi il prezzo del petrolio), fattori politici (la crisi iraniana), e gli esempi, molti di questi piuttosto lontani dall’economia cosiddetta reale, potrebbero moltiplicarsi. La sostanza è che si naviga a vista, e che tutto sia così più precario”.

“In questa situazione – chiosa venturi – servono interventi che tamponino questa provvisorietà. Ad esempio, servono soluzioni per risolvere la questione dei tempi di incasso delle fatture; serve migliorare la giustizia civile, i cui limiti oggi sono un fattore di forza per i debitori, invece che una garanzia per i creditori; serve facilitare il rafforzamento patrimoniale delle imprese riducendo la tassazione sugli utili; serve favorire i passaggi d’impresa (non solo all’interno della famiglia) e l’ingresso di soci interessati allo sviluppo di medio termine dell’azienda, così da non perdere un patrimonio di professionalità determinante, soprattutto sul nostro territorio. Ecco, questi interventi possono essere realizzati subito, e non necessitano di alcune autorizzazione europea”.