“Se l’obiettivo della regione Sardegna è quello di sostenere l’economia di tutto il territorio, e di farlo puntando a uno sviluppo socio-economico equilibrato e sostenibile in grado di porre un freno al processo di spopolamento e invecchiamento strutturale che rischia di condannare irrimediabilmente alcuni suoi territori, il fortissimo squilibrio che emerge dal report sulle competitività deve essere preso molto sul serio.” Commentano così  Luigi Tomasi e Francesco Porcu, rispettivamente presidente e segretario regionale della CNA Sardegna le classifiche provinciali che CNA sviluppa periodicamente in collaborazione con il Cresme.

Nello studio si definisce competitività territoriale la capacità di un territorio di sostenere lo sviluppo economico garantendo, al contempo, sostenibilità ambientale, economica, sociale e culturale.

La classifica generale fa emergere immediatamente la dicotomia nord-sud che caratterizza il territorio nazionale; soltanto due province del Mezzogiorno compaiono nelle prime 50 posizioni della classifica, e una di queste è proprio Cagliari. Il capoluogo regionale si posiziona al 34° posto, con la sola Napoli (al 26° posto) in grado di fare meglio.

Cagliari, contrariamente alle altre province dell’isola, registra una forte vivacità imprenditoriale: è tra le prime 15 province italiane, in termini di unità locali e di addetti. Inoltre, è la prima provincia del Mezzogiorno per propensione all’innovazione, mentre Sassari, Nuoro, Oristano e Sud Sardegna sono tra le province italiane con la minore propensione all’innovazione. Il capoluogo sardo è all’11° posto per il trasporto pubblico locale, tra le migliori città nel panorama italiano.

Allontanandosi dal capoluogo la dotazione infrastrutturale crolla

La Sardegna registra una qualità della vita mediamente più elevata in termini di aspettativa di vita.

“È  compito delle istituzioni e delle amministrazioni locali promuovere lo sviluppo locale al fine di invertire una tendenza che appare consolidata – continuano i vertici CNA –  se gran parte delle risorse regionali, umane ed economiche, non hanno alternativa se non confluire verso Cagliari e il suo hinterland e tutte le scelte di politica economica rafforzano queste tendenze migliorando la competitività del capoluogo, ma accelerando il declino delle aree interne e delle province meno accessibili, la Sardegna è condannata a una sorta di sviluppo diseguale e di impoverimento accelerato per le aree meno fortunate. Ma se Cagliari è oggi, se non la prima, la seconda città più competitiva del Mezzogiorno essa continua a mostrare un gap enorme rispetto agli standard dei territori più competitivi del Centro-Nord e del resto d’Europa (specialmente in termini di vivacità e crescita economica), mentre le altre province, Nuoro, Oristano e Sud Sardegna, sono già oggi il fanalino di coda del Paese e si collocano agli ultimi posti anche rispetto alle realtà più problematiche del Sud Italia”.

 

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