L’artigiana livornese delle perle veneziane che piacciono in Giappone

Ci possiamo risentire tra dieci minuti? Finisco di soffiare un bracciale, se no perdo il vetro”. Dall’altra parte del telefono non c’è un artigiano di Murano ma una livornese, che realizza perle veneziane, con uno stile “giapponese”: Caterina Zucchi, 36 anni e una qualifica di Maestro Artigiano appena conferitale dalla Regione Toscana.

“E’ iniziato tutto un po’ per caso, come i grandi amori – racconta -. Ho studiato da geometra e poi mi sono iscritta a Scienze Politiche, ma mi annoiavo e avendo sempre avuto intenzioni creative, mi sono iscritta anche ad un corso serale di taglio del vetro. Lì ho conosciuto una persona che mi ha parlato della Scuola di vetro ricerca di Bolzano, interamente finanziata dal Fondo Sociale Europeo. Sono stata selezionata e così ho mollato tutto, trasferendomi per due anni in Trentino. Una volta terminata la scuola – continua Caterina – sono andata direttamente a Murano, alla Scuola del Vetro Abate Zanetti, dove mi sono specializzata in perle veneziane, gli elementi base delle collane di vetro”.

Caterina resta a Murano per un altro anno, come apprendista nella bottega di un Maestro vetraio e finalmente nel 2004 apre il suo laboratorio-atelier, nel cuore antico di Livorno, che il caso vuole si chiami “La Venezia”.

“Con il cannello, una fiamma che miscela due gas (ossigeno e Gpl) scaldo le bacchette di vetro che compro a Murano – spiega – lo fondo e plasmo, realizzando esclusivamente accessori da indossare. Collane, orecchini, anelli, spille, niente oggettistica o ninnoli prendi-polvere”. Tutto sotto gli occhi dei clienti che entrano a visitare il negozio.

“Non amo particolarmente le decorazioni, sono una ricercatrice di forme – continua la Zucchi – forme essenziali, così come i colori. Forse per questo piaccio ai giapponesi”.

Nel 2008, dopo la partecipazione al Macef, Caterina inizia una collaborazione che continua ancora oggi con un compratore giapponese. Nel 2012 è stata tra i soli due rappresentanti dell’artigianato toscano alla festa dell’Artigianato italiano che si è tenuta nel più importante grande magazzino giapponese. Ma esporta anche nelle Filippine, in Russia ed Hong Kong.

“Le donne giapponesi sono esili e hanno poco seno, prediligono gioielli aderenti al corpo e leggeri perché hanno spesso il problema della cervicale. Eleganti e poco vistosi, con i colori della loro bandiera o del ciliegio. Le americane amano i gioielli vistosi invece, i russi un po’ tutto. Ma ogni cosa che produco – sottolinea – deve stupire prima me”.

Caterina confessa di aver risentito delle crisi internazionali degli ultimi anni, quella di Fukushima e dell’export con la Russia. “Se sei piccolo, le grandi crisi possono influire molto. Finora mi sono concentrata sull’elaborare un mio stile, qualcosa che mi differenziasse, ma il mio prossimo obiettivo sarà la digitalizzazione. Il Made in Italy, per fortuna, è sempre ricercatissimo”.