Tra agosto 2018 e agosto 2017 l’occupazione nelle piccole imprese italiane è cresciuta del 2,9%. A un ritmo ben più sostenuto del prodotto interno lordo. Ma in misura ridotta rispetto all’anno precedente, quando la crescita era arrivata al 3,7%, e anche rispetto al periodo agosto 2015-agosto 2016, in cui si era fermata al 3,1%.

Lo rileva l’Osservatorio mercato del lavoro CNA, curato dal Centro studi della Confederazione, che analizza mensilmente l’andamento dell’occupazione su un campione di oltre 20mila imprese associate che occupano circa 140mila dipendenti.

Tra gli artigiani, le micro e le piccole imprese, insomma, comincia a palesarsi l’incertezza. Anche se un altro dato potrebbe dimostrare che tra 2017 e 2018 sia cambiato poco o punto. Il periodo estivo non è tradizionalmente felice per l’occupazione, che tende a contrarsi. Eppure, tanto l’anno scorso quanto quest’anno, la base occupazionale nelle piccole imprese a fine agosto è rimasta sugli stessi livelli di maggio.

Ad agosto 2018 la crescita dell’occupazione nelle piccole imprese rispetto a dicembre 2014 è stata del 12,4% contro il 7,6% di quella nazionale complessiva. L’Osservatorio mercato del lavoro CNA assume come punto di riferimento dicembre 2014 per verificare l’impatto delle riforme della legislazione lavoristica sull’occupazione.

In dettaglio, nel trimestre giugno-agosto 2018 le assunzioni e le cessazioni di artigiani, micro e piccole imprese sono aumentate rispettivamente del 10,5% e del 9,7% rispetto allo stesso periodo del 2017 e sono risultate entrambe pari all’8,3% dell’occupazione registrata ad agosto.

In questo periodo, la crescita dell’occupazione ha riguardato tutte le tipologie contrattuali ma è stata trainata dall’aumento degli assunti a tempo indeterminato (+22%), seguito da apprendisti (+12,5%), assunti a tempo determinato (+9,5%) e con contratti di lavoro intermittenti (+0.9%).

L’incremento complessivo delle cessazioni (+9,7%) è il portato soprattutto delle cessazioni dei contratti a tempo indeterminato (+15,1%). Il segno più ha accompagnato anche lavoro intermittente e apprendistato mentre il tempo indeterminato è andato in controtendenza, registrando una diminuzione delle cessazioni pari al 2%.

“I dati mostrano l’insorgere di una tendenza al rallentamento dell’occupazione anche nelle piccole imprese e nell’artigianato, che preoccupa e che riflette un declino della fiducia degli operatori economici. Un declino che sconta da un lato un rallentamento della domanda del mercato, evidenziato dal recente dato sulla contrazione dell’indice della produzione industriale, dall’altro l’irrigidimento delle norme sul lavoro. Per questi motivi sarebbe auspicabile un recupero di flessibilità nelle norme, resa necessaria dall’andamento del mercato del lavoro. Contemporaneamente serviranno interventi per rilanciare la capacità  produttiva del Sistema Italia sia sul versante delle esportazioni che dei consumi interni. Una riduzione del peso fiscale sulle imprese e sulle famiglie, unitamente ad un rilancio degli investimenti e del commercio internazionale al riparo da irrigidimenti o, peggio, guerre doganali, costituirebbe in questo senso un  positivo segnale.” dichiara Chiara Montefrancesco, vicepresidente nazionale della Cna con delega al Centro Studi.

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