“Il mondo delle imprese guarda con preoccupazione all’aspro dibattito di questi giorni sul sistema bancario italiano. La nostra economia si sviluppa infatti con il sostegno del credito, quindi banche ed aziende sono strettamente legate – dice Fabio Petri, Presidente Cna Siena – l’attacco speculativo che stanno subendo gli istituti può dunque avere ripercussioni negative su tutto il sistema produttivo italiano. Solo dopo l’intervento di Draghi sembra ritornata la fiducia. Ciò premesso, riteniamo comunque che qualcosa di importante possa e debba essere fatto, fin dalle prossime settimane”.

“Il primo problema da affrontare con decisione è quello dei crediti deteriorati. Le garanzie necessarie alle coperture tolgono infatti risorse per il sostegno bancario ad imprese e famiglie. Fare una bad bank italiana è dunque una priorità, ma sarebbe solo una riforma parziale se a questa non verrà legata la riforma della giustizia civile, soprattutto nella parte relativa ai contenziosi fra imprese e fra queste e le banche. Le controversie legali sui crediti problematici devono durare al massimo 18 mesi, un orizzonte temporale tale che anche le banche ne avrebbero benefici nella loro classificazione, diminuendo la percentuale degli stessi in bilancio e con la possibilità di escutere velocemente le garanzie a copertura dei contenziosi. In sostanza è necessaria una soluzione completa, che coinvolga tutti gli interlocutori, portando benefici al sistema, non riforme scoordinate fra di loro”.

“Condizione di base in tutto questo è la completa libertà di azione della Banca d’Italia: deve poter svolgere il suo ruolo in completa autonomia, primo fra tutti quello del controllo del sistema bancario. Oggi l’istituto svolge in modo prevalente l’attività di vigilanza e non più quella di sostegno allo sviluppo economico. Appare dunque quantomeno opportuno che nel capitale della stessa non siano presenti gruppi bancari, liberando inoltre per gli attuali soci risorse importanti da investire nel sostegno allo sviluppo del nostro sistema produttivo. La terza grande riforma, dopo bad bank e giustizia civile, è dunque quella della banca centrale italiana. Vedremo cosa succederà nelle prossime settimane, ma di certo la speculazione ha mandato chiaramente i suoi segnali ed il Governo non può ignorarli”.

 

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