Cinque  miliardi di investimenti spalmati nell’arco di dieci anni.  E’ l’ammontare degli investimenti sprigionati dalla norma inserita nell’ultima Legge di bilancio che estende di quindici anni, fino al 2033, la durata delle concessioni demaniali balneari. Garantendo una sufficiente stabilità alle circa 30mila imprese attive nel settore, quasi esclusivamente piccole e familiari. Autentico nucleo dell’economia del turismo costiero, valutata in circa 13 miliardi di euro.

A stimare l’ingente entità di questi investimenti una indagine del Centro studi CNA, condotta in collaborazione con CNA Turismo e Commercio, tra gli iscritti del comparto alla Confederazione che fotografa il rimarchevole risultato economico  assicurato dall’uscita delle imprese balneari dalla minaccia di aste ad evidenza pubblica.

Lo studio rivela che, dei cinque miliardi di investimenti previsti nel complesso, 3,5 miliardi saranno destinati a ristrutturare e/o a riqualificare i manufatti, riservati alla ricezione e alla somministrazione di bevande e alimenti, 1,5 miliardi ai beni strumentali. L’analisi delle risposte del campione di imprenditori che hanno partecipato all’indagine fa emergere, oltre ai trainanti interventi sui manufatti, una sorta di top ten delle destinazioni degli investimenti, mirati principalmente ad assicurare il più basso impatto possibile sull’ambiente naturale:

1) cabine;

2) bar e ristoranti;

3) arredi;

4) ombrelloni, sdraio, lettini;

5) mezzi meccanici per la pulizia degli arenili;

6) passaggio alle fonti energetiche rinnovabili nell’alimentazione degli impianti;

7) piscine e aree acquatiche attrezzate;

8) aree verdi e attrezzate per l’intrattenimento, di adulti e bambini;

9) attrezzature per la sicurezza e, in particolare, per la prevenzione degli incidenti negli stabilimenti e per il salvataggio in mare;

10) impianti di depurazione e filtraggio dell’acqua.