L’allarme lanciato dalla Banca Mondiale sul macigno che grava sui profitti delle imprese italiane è per la CNA una soddisfazione, per quanto amara. Il rapporto ‘Paying Taxes 2020’ rileva che tra tasse e contributi nel nostro Paese se ne va il 59,1% degli utili commerciali contro una media europea del 38,9%. Così com’è superiore alla media europea il numero di ore, ben 238, che le imprese devono impegnare per gli adempimenti fiscali. Il recente rapporto della CNA sulla tassazione delle Pmi ‘Comune che vai, fisco che trovi’ aveva a sua volta rilevato un peso del 59,7% sulla impresa media italiana, di taglia più piccola di quella esaminata dalla Banca Mondiale. Il risultato però è quasi uguale. Anche alla luce di quanto denuncia la Banca Mondiale il governo deve impegnarsi per un fisco più equo e sostenibile. Non si può chiedere alle imprese italiane di affrontare la globalizzazione e la concorrenza, prima di tutto europea, con un socio pesante e spesso ostile, quale l’amministrazione pubblica italiana e la burocrazia cattiva, che le costringe a correre con una gamba legata. E’ indispensabile una riforma organica della fiscalità partendo da un drastico taglio del reddito, in primo luogo sulle imprese personali, sul lavoro autonomo e sui redditi medio-bassi. Anticipando nel contempo la deducibilità al 100% dell’Imu pagata sugli immobili strumentali delle imprese”. Lo si legge in un comunicato della CNA.