Il Rapporto annuale sull’efficienza energetica presentato stamattina da ENEA alla Camera dei Deputati descrive un paese che ha già raggiunto il 52% dell’obiettivo di efficienza energetica, ma che ha ancora un lungo ed impegnativo percorso verso l’obiettivo del 2020.

Nel suo intervento di apertura, il Presidente Federico Testa ha presentato luci ed ombre dell’attuale momento, scattando una fotografia che prende le mosse dal percorso positivo fatto finora, ma che quest’anno restituisce un’immagine un po’ sfocata dell’Italia “efficiente”.

Se da una parte sono buoni i risultati del settore industriale e di quello residenziale (che ha già raggiunto l’obiettivo fissato per il settore al 2020, principalmente grazie all’Ecobonus), emerge il ritardo della P.A. nel processo di efficientamento dei propri edifici. La strada è ancora in salita per le PMI, che stentano a colmare il divario a causa – dice l’ENEA – della scarsa presenza di competenze interne in grado di indirizzare le imprese verso adeguati interventi di efficienza energetica.

CNA non condivide tale visione: non si ravvisano criticità rispetto alla presenza di adeguati livelli di competenze in grado di accompagnare le micro, piccole e medie imprese in un percorso virtuoso di efficientamento; piuttosto, ciò che manca è un set di misure dedicate e proporzionate alle caratteristiche specifiche delle imprese più piccole. Un esempio fra tutti, le diagnosi energetiche, che per le PMI dovrebbero essere sostenute con un fondo cofinanziato dal livello statale e regionale. Fondo che però ad oggi non ha consentito l’accesso a tutti i soggetti potenzialmente interessati.

Cogliamo l’occasione per ribadire il ruolo strategico che le PMI potrebbero svolgere come vettori di efficienza energetica, contribuendo al raggiungimento degli obiettivi nazionali di riduzione al 2020. Le micro piccole e medie imprese godono del vantaggio di una duplice veste: da una parte, soggetti che vogliono efficientare i propri siti produttivi; dall’altra, e contemporaneamente, imprese che offrono alla collettività servizi qualificati di efficienza energetica (svolgendo in tal senso un ruolo attivo nell’ambito degli interventi incentivati dall’Ecobonus e contribuendo a creare quell’effetto moltiplicatore di ricadute positive che caratterizza tale strumento).

Tale ruolo non è stato adeguatamente valorizzato dalle politiche energetiche delineate negli ultimi anni, che hanno privilegiato invece una visione più orientata alla grande industria energivora. Visione che trascura innanzitutto il forte impatto che il costo dell’energia produce tuttora sulle PMI e che ne ridimensiona di fatto la capacità di investimento.