La fisionomia del sistema economico modenese sta cambiando profondamente. A dircelo, tra le numerose cifre a disposizione, sono i dati della Camera di Commercio elaborati dall’Ufficio Studi della CNA di Modena riguardanti l’attività delle imprese nate negli ultimi dieci anni sul territorio.
Il primo dato che emerge è l’assenza della manifattura, con l’unica esclusione, e si tratta di una sorpresa, delle confezioni varie e dell’accessoristica per l’abbigliamento.
Una conferma di quel processo di terziarizzazione che sta caratterizzando la nostra economia, dove si segnala il boom dei professionisti della consulenza agraria, che dal 2015 ad oggi aumentano di quasi otto volte, passando dalle 20 alle 154 unità, del terziario fa parte anche la seconda categoria per numero di nuove imprese, quella degli affittacamere (case vacanze, BB e via dicendo), che passano da 96 a 382 (+297%).
Dopo le società in partecipazione, le cosiddette holding (+242%) arriva il commercio al dettaglio via internet, cresciuto del 190%. A fare la parte del leone, in particolare, il comune di Novi, dove in dieci anni le attività con questo codice ateco sono arrivate a quota 295, secondo comune in Italia dietro a San Giuseppe Vesuviano.
Analizzando la graduatoria in base ai valori assoluti, il mestiere che è cresciuto di più è quello dei muratori (da 2452 a 3072 posizioni), sotto la spinta dei diversi bonus casa, poi le attività non classificate (NCA) di servizi alle imprese (da 777 a 1221) e la ristorazione (da 1573 a 1875).
Proprio la sigla di NCA è quella che meglio rappresenta la trasformazione in atto. È l’acronimo di Non Classificabile Altrimenti, che include tutte quelle attività che non trovano collocazione altrove, nella maggioranza dei casi sono servizi completamente nuovi, attività per le quali non esiste una classificazione.
Rispetto al dato nazionale, alcune tendenze risultano confermate, ad esempio per quanto riguarda gli affittacamere, la ristorazione, il commercio online, i già citati servizi NCA. Rispetto al dato nazionale, invece, a livello modenese, tra le nuove attività più diffuse non troviamo le attività degli istituti di bellezza e i consulenti informatici.
Quello che trova conferma, invece, è lo spostamento dell’economia verso i servizi a scapito della manifattura, che comunque a Modena rimane a livelli più elevati rispetto sia al dato nazionale che regionale. Rimane il fatto che il numero di imprese manifatturiere, dal 2014 ad oggi, è calato del 23%, un po’ a causa del processo di concentrazione (meno imprese, ma più grandi, come sta accadendo anche in altri campi come l’autoriparazione), un po’ per la crisi della vocazione del fare, che ritroviamo anche nell’ambito dell’artigianato, che continua a rappresentare un terzo delle imprese modenesi, ma che ha visto queste imprese passare da 22.101 a 19.297, con un calo del 12,7%.
Le trasformazioni in atto, visibili nei comparti del turismo, del digitale, della sostenibilità e del benessere, testimoniano un cambiamento profondo, guidato dalle grandi transizioni globali. Intercettare questi cambiamenti – e, quando possibile, anticiparli – è essenziale per mantenere la competitività.