Produzione industriale Luglio 2019

Continua la frenata della produzione industriale. Secondo i dati diffusi dall’Istat, l’indice della produzione a luglio accusa una contrazione dello 0,7% rispetto al mese precedente e stessa percentuale anche rispetto a luglio del 2018. L’istituto statistico segnala che a luglio si rileva, per il secondo mese consecutivo, una flessione congiunturale della produzione industriale. Ad eccezione dell’energia, tutti i principali settori di attività mostrano riduzioni, con un calo particolarmente marcato per i beni strumentali. In termini tendenziali, nel mese di luglio, l’indice corretto per gli effetti di calendario risulta in flessione per il quinto mese consecutivo. La riduzione è più ampia per i beni strumentali e i beni intermedi, mentre si osserva una crescita per i beni di consumo e, soprattutto, per l’energia.

Nel raffronto annuo, infatti, soltanto il comparto energetico si mette in luce (a luglio erano salite le bollette dell’elettricità, scese quelle del gas, e le temperature sopra la media hanno spinto all’uso dei condizionatori) con dinamiche positive: la fornitura di energia elettrica, gas, vapore ed aria (+6,4% per entrambi i settori), la fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (+5,1%) sono i settori migliori. Le flessioni più ampie si registrano invece nella fabbricazione di macchinari, attrezzature (-6,9%), nelle industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori (-6,1%), e negli articoli in gomma, materie plastiche, minerali non metalliferi (-3,0%).

La produzione di autoveicoli a luglio è scesa del 14% su base annua. E la dinamica internazionale non aiuta certo l’Italia: la Germania è in forte rallentamento e lì è diretta una buona fetta del nostro export, composto da componenti e semilavorati che poi finiscono in tutto il mondo. “Nella media del trimestre maggio-luglio il livello destagionalizzato della produzione registra una flessione dello 0,3% rispetto ai tre mesi precedenti”, dice l’Istat indicando una debolezza che ormai dura da troppi mesi e mette a rischio l’intero risultato del Pil.