“Come associazione datoriale stiamo rinnovando i contratti di lavoro d’intesa con il sindacato con aumenti delle retribuzioni. Negli ultimi mesi sono stati raggiunti gli accordi per settori importanti come meccanica, costruzioni e agroalimentare, stiamo parlando di circa un milione e mezzo di lavoratori. Sottolineo un particolare, nemmeno un’ora di sciopero. Rinnoviamo i contratti anche nei momenti di crisi. Non si può dire lo stesso dello Stato come datore di lavoro che per dieci anni ha semplicemente bloccato il contratto del pubblico impiego. Mi sembra che le nostre imprese siano un esempio virtuoso anche su questo fronte.” Le parole più che mai attuali del presidente nazionale CNA, Dario Costantini, affrontano, nel corso dell’intervista a RaiNews24, uno degli argomenti più discussi dell’ultimo periodo, quello dei salari italiani.

Secondo l’Ocse dal 1990 al 2020 in Italia sono calati di quasi il 3%, unico Paese in Europa.

Il presidente Costantini spiega che le “retribuzioni non possono essere svincolate dall’andamento dell’economia. Dal 2000 a oggi il Pil pro-capite in Italia è praticamente fermo, in Germania è aumentato del 34%, in Francia del 26%, nei paesi del Nord Europa oltre il 40%. Solo la Grecia ha fatto peggio di noi. Basso livello investimenti, invecchiamento demografico e produttività stagnante le cause principali. Cosa si può distribuire se le dimensioni della torta non aumentano? Questo paese deve tornare a mostrare una sana e positiva ossessione per la crescita.”

Sono anche altri i temi fondamentali per il mondo artigiano italiano toccati nel corso dell’intervista: carenza di personale, formazione specifica per colmare il gap tra domanda e offerta di lavoro, record dei contratti a termo determinato. Nell’analisi del quadro generale dell’andamento economico delle imprese artigiane, Costantini sottolinea quanto questo settore stia comunque parando i colpi di una crisi globale.