Creare una alleanza tra tutti i soggetti, pubblici e privati, per ottimizzare gli interventi ed efficientare l’impiego delle risorse destinate al sostegno dell’accesso al credito delle piccole e micro imprese italiane. Rilanciare il contributo dei Confidi valorizzandone il ruolo di partner per imprese Istituzioni, e banche. Questo il messaggio che arriva da Fedart Fidi, la Federazione Nazionale Unitaria dei Confidi dell’artigianato, promossa da CNA, Confartigianato e Casartigiani, che oggi ha presentato a Roma la ricerca sullo stato del credito a PMI e artigiani in Italia (giunta alla 19° edizione).

 

I NUMERI:

Lo studio di Fedart-Fidi, attraverso i dati consolidati al 31 dicembre 2014 e una prima analisi congiunturale al 30 giugno 2015, illustra i numeri più recenti sullo stato del credito in Italia, visto dallo specifico punto di vista del rilascio delle garanzie. Il forte credit crunch sulle PMI trova conferma nella riduzione dei finanziamenti garantiti dai Confidi italiani, che nel 2014 con 38,6 miliardi di euro, è tornato ai livelli pre-crisi. Diventa pertanto fondamentale condividere alcune riflessioni e proposte sulle strategie per superare le criticità nell’accesso al credito che colpiscono il Paese e rilanciare i Confidi come partner delle imprese.

Il trend di contrazione si registra anche nel sistema artigiano: nell’anno i Confidi Fedart hanno garantito 4,6 miliardi di euro (5,2 miliardi nel 2013) di nuovi finanziamenti, raggiungendo uno stock di 12 miliardi di euro (13,2 nel 2013). Mettendo questi valori in relazione con l’andamento positivo delle imprese associate, che raggiungono le 742 mila unità, si mantiene inalterata la fiducia nel ruolo di queste strutture. Ciò è certamente favorito dall’aggiuntività e dalla prossimità, in termini di servizi e consulenza, che i Confidi assicurano loro, come testimonia la dimensione tendenzialmente regionale delle strutture e le oltre 1.300 sedi territoriali.

Il capitale sociale e il patrimonio netto sono in lieve crescita rispetto al 2013. Il primo, formato dagli apporti delle imprese associate, si attesta a 505 milioni di euro, mentre il secondo, in cui confluiscono tra l’altro i contributi dei soggetti pubblici, raggiunge gli 864 milioni di euro.

La Federazione associa 125 Confidi, a testimonianza di come il processo di razionalizzazione del sistema si sia in parte arrestato. Una riflessione in questa direzione appare dunque di grande utilità sul piano sia normativo in relazione all’iscrizione nel nuovo Albo degli intermediari finanziari, sia di mercato per garantire un servizio professionalmente adeguato alle esigenze delle PMI associate.

L’analisi dei bilanci dei Confidi intermediari finanziari evidenzia come la dinamica tra costi e ricavi consentirebbe alle strutture di raggiungere l’equilibrio. La vera criticità è rappresentata da un livello di sofferenze eccessivamente elevato, causato dal rilevante supporto offerto alle PMI in questa lunga fase di crisi, che porta il sistema a registrare una perdita anche quest’anno, comunque in diminuzione rispetto all’anno precedente.

I Confidi risultano ancora “credibili” nei confronti delle banche, grazie a un coefficiente di solvibilità pari al 14,6%, a una quota di garanzia in crescita e a un tasso lordo di sofferenza notevolmente inferiore a quello delle imprese artigiane (13,8% contro il 18,8%).

Il Presidente di Fedart Fidi, Adelio Giorgio Ferrari, ha sottolineato come “la proposta del sistema Fedart sia quella di estendere la logica della sinergia, già in parte presente in ambito territoriale, a tutti i livelli della filiera della garanzia. Solo dall’integrazione e dal coordinamento tra tutti i soggetti è possibile far riprendere il credito alle PMI. A questo dovrebbe affiancarsi una riforma nel funzionamento del Fondo Centrale che, andando in quella direzione, ottimizzi il funzionamento della misura stessa e l’impiego delle risorse pubbliche”.

 

ANOMALIE DEL SISTEMA E PROPOSTE PER IL RILANCIO:

Come spiegano da Fedart: la priorità dovrebbe essere data a una riforma strutturale del Fondo Centrale di Garanzia, che oggi si qualifica sempre più come lo strumento fondamentale per il sostegno all’accesso al credito delle PMI. Tuttavia, per essere veramente efficace rispetto alle esigenze delle imprese e sostenibile per il bilancio dello Stato, questo strumento deve necessariamente essere riorientato. Ad oggi infatti il sistema del credito evidenzia diverse anomalie.

La prima criticità riguarda la copertura dell’80% in garanzia diretta, anomala ed eccessiva in quanto destinata a imprese sane, benché in una situazione di temporanea tensione. In tal modo il Fondo attiva una sorta di “concorrenza sleale” con il sistema privato della garanzia, rappresentato dai Confidi, di cui non beneficiano né le PMI né il sistema Paese, ma che anzi risulta fuorviante per il normale funzionamento del mercato del credito. In secondo luogo si osserva un diverso trattamento tra le imprese che accedono al Fondo in garanzia diretta con le banche, che beneficiano di una garanzia dell’80%, e quelle in controgaranzia, la cui copertura può arrivare al massimo al 64%. Infine, le logiche di funzionamento sono troppo complesse e farraginose, tanto che spesso impediscono alle PMI di accedervi, e soprattutto hanno dimostrato di non essere efficienti ed efficaci, in quanto non ammettono all’intervento pubblico le imprese realmente bisognose, ma con buone prospettive, mentre favoriscono le imprese sane, dunque in grado di ottenere i finanziamenti anche senza il contributo pubblico.

La riforma del Fondo Centrale è tanto più urgente se si prende in esame l’impatto che tutte queste rigidità determinano sul sistema imprenditoriale, ma soprattutto sul sistema Paese nel suo complesso e sul bilancio dello Stato. Il più intenso ricorso alla garanzia diretta del Fondo Centrale rispetto a quella concessa dai Confidi non ha generato una espansione dell’ammontare dei finanziamenti totali garantiti, ma ha comportato solo una traslazione del rischio dal sistema privato della garanzia a quello pubblico, con conseguenti maggiori oneri a carico del bilancio dello Stato.

E ancora, la garanzia diretta attraverso le banche presenta un maggiore onere sul bilancio dello Stato rispetto all’intervento dei Confidi. Le prime, essendo i fruitori della garanzia, tendono a massimizzare la copertura del Fondo, che si attesta infatti intorno al 75%, mentre i Confidi, essendo essi stessi prestatori di garanzia, tendono a commisurarla alle effettive esigenze delle PMI, orientandosi in media verso il 60%, che a sua volta si traduce in una copertura del Fondo pari circa al 48%. In sostanza, l’intervento dei Confidi determina un risparmio netto per lo Stato di quasi il 30% di copertura, a parità di finanziamenti garantiti alle imprese. Il direttore della Federazione, Leonardo Nafissi, ha ribadito come “il sistema dei Confidi abbia mantenuto immutato il ruolo di partner delle PMI, delle Istituzioni pubbliche e delle banche, fornendo risposte fondamentali alle imprese in questa lunga fase di crisi. È d’altra parte necessario proseguire nella direzione dell’autoriforma e della razionalizzazione del sistema, per conseguire ulteriore efficienza. È parimenti necessario definire trasparenti regole di mercato e appropriati assetti normativi che non possono più attendere, nell’interesse delle imprese”.

I lavori sono stati aperti da Lorenzo Tagliavanti, presidente Camera di Commercio Roma, a cui è seguita la relazione introduttiva di Adelio Ferrari, presidente Fedart Fidi. I numeri del rapporto sul credito sono stati illustrati da Leonardo Nafissi, direttore di Fedart Fidi, a cui sono seguite le relazioni di Banca d’Italia e Ministero dello Sviluppo Economico e un confronto tra tutti gli stakeholder sul tema dei Confidi nell’ambito delle politiche territoriali. mentre a

Fedart Fidi è la federazione di rappresentanza del maggiore sistema di garanzia al credito in Italia e in Europa, quasi l’unico al mondo in quanto fondato sul sostegno reciproco tra gli imprenditori. La Federazione associa circa 125 Confidi e gli ultimi dati censiti attestano come gli stessi abbiano garantito un volume complessivo di finanziamenti per quasi 13 miliardi di euro, rilasciando garanzie per circa 5 miliardi di euro a favore di oltre 700.000 piccole e micro imprese.