Tra il 2014 e il 2015, le Marche sono passate in quanto a disagio imprenditoriale dall’ottavo al quarto posto tra le regioni italiane. Quest’anno le imprese marchigiane fino a 20 addetti hanno manifestato un indice di disagio imprenditoriale pari a 61,2 contro il 57,0 del 2014. A stare peggio solo le aziende che operano in Calabria, Sicilia e Sardegna. Ad affermarlo i Centri Studi di Cna e Confartigianato Marche, che hanno elaborato i dati di Fondazione Impresa  su dodici parametri riferiti alle criticità del contesto economico e imprenditoriale delle venti regioni italiane. Tra gli indicatori considerati vi sono il numero delle imprese in attività, la sopravvivenza delle imprese dopo cinque anni, i fallimenti e le procedure concorsuali, il valore aggiunto, i prestiti alle imprese, i tassi d’interesse, la concentrazione del credito, la densità autostradale, la densità ferroviaria, la quota di imprese innovatrici e l’uso della banda larga.

 A colpire negativamente, in questa classifica, è la distanza delle Marche dalle altre regioni storicamente caratterizzate da una economia fondata sulla piccola impresa e dalle altre regioni del Centro Nord. In particolare l’Emilia Romagna è al quindicesimo posto, con un indice di disagio imprenditoriale di 48,8, seguita dalla Toscana con il 47,5 e dal Veneto con il 46,1. Meglio di tutte se la passano le imprese delle tre regioni a statuto speciale del Nord Italia: il Trentino Alto Adige con un indice di disagio di appena il 27,6 seguito dalla Valle d’Aosta con il 41,0 e dal Friuli Venezia Giulia con il 45,7.

“Nella nostra regione” afferma il presidente di Cna Marche Gino Sabatini “le piccole imprese con meno di 20 addetti sono oltre il 90 per cento delle 173.572 aziende registrate negli elenchi camerali e 47.860 sono quelle artigiane. Sono proprio queste le aziende che pagano il prezzo più alto in termini di competitività a causa dei ritardi infrastrutturali, delle difficoltà di accesso  al credito e degli altri fattori di disagio considerati dai nostri Centri Studi. Difficoltà accentuate dal fatto che la stragrande maggioranza delle imprese artigiane non ha accesso ai mercati esteri e sta pagando pesantemente la crisi del mercato interno e il calo dei consumi.”

Guardando ai singoli indicatori, i Centri Studi di Cna e Confartigianato evidenziano come a trascinare le Marche negli ultimi posti della graduatoria siano l’aumento dei fallimenti (passati da 31,5 a 37,8 ogni 10 mila imprese), la perdita di valore aggiunto (-11,1 per cento), la contrazione dei prestiti alle imprese (-8,68 per cento). Male anche i collegamenti che vedono le Marche al quinto posto come disagio ferroviario e al settimo come disagio  autostradale. Le imprese marchigiane dimostrano invece un buon tasso di sopravvivenza a cinque anni ( il 51 per cento è ancora in attività dopo questo periodo) mentre anche l’uso della banda larga ha ormai raggiunto il 93 per cento delle imprese.

 

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