“Un pensionato con un imponibile annuo di 15 mila euro viene gravato di una imposta personale maggiore di circa 100 euro al mese rispetto ad un dipendente di pari reddito”. A rilevarlo è il rapporto condotto dal Centro Europa ricerche (Cer) per il Cupla, il Comitato unitario pensionati lavoro autonomo che riunisce otto associazione (Anap Confartigianato, Anpa Confagricoltura, Anp Cia, 50ePiù Confcommercio, Cna Pensionati, Federpensionati Coldiretti, Fipac Confesercenti, Fnpa Casartigiani) e presentato oggi a Roma alla presenza del Ministro del Lavoro. Lo studio  denuncia lo ‘spread’ tra il prelievo fiscale subito dai pensionati a confronto con quello di un lavoratore dipendente nelle stesse condizioni.

Giancarlo Pallanti – Presidente di CNA Pensionati e Portavoce del CUPLA – afferma che “per aiutare le pensioni minime occorre equiparare la no tax area dei pensionati ai dipendenti ed estendere il bonus 80 euro per le pensioni basse”

“L”obiettivo è dare un aiuto alle pensioni basse, il meccanismo non lo abbiamo ancora deciso ma affronteremo la questione nella legge di stabilità”. Lo dice il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, intervenendo al convegno organizzato dal Cupla. “Non abbiamo all”ordine del giorno gli 80 euro” sulle pensioni, sottolinea il ministro. “Credo inoltre sia giusto portare il livello della no tax area dei pensionati a quello dei lavoratori dipendenti”. 

Lo studio dimostra come, per le pensioni medio basse, al netto del prelievo fiscale, negli ultimi cinque anni ci sia stato un calo del reddito reale di 70 euro al mese. Il potere d’acquisto sarebbe infatti calato del 3% per le pensioni di mille euro al mese e del 4% per quelle di 1.500 euro a causa del drenaggio fiscale. Per le pensioni superiori la perdita raggiungerebbe l’8-9% a causa della parziale indicizzazione che si va a sommare al prelievo fiscale.
Il Cupla per porre fine all’aggravamento delle condizioni di povertà e disagio sociale tra i pensionati presenta quattro proposte. La prima è estendere il bonus Irpef di 80 euro anche ai pensionati con un reddito imponibile compreso tra 6,5 e 10 mila euro, mentre per coloro con un reddito compreso tra 10 e 12 mila euro il godimento sarebbe parziale e progressivamente decrescente. Il costo finanziario del provvedimento sarebbe pari a 2,6 miliardi e coinvolgerebbe 3,2 milioni di pensionati, che riceverebbero un beneficio medio annuo di 810 euro. Il Cupla chiede poi di utilizzare un indice dei prezzi che rifletta maggiormente le caratteristiche del paniere di spesa dei consumatori poveri, in cui cioè sia adeguatamente ampio il peso di beni alimentari, energetici e sanitari (come l’Ipca), di definire e condividere un sistema di perequazione delle pensioni stabile e in grado di garantire un potere d’acquisto delle pensioni adeguato nel tempo, e di adeguarsi gradualmente agli standard europei degli importi minimi di pensione.
Il Comitato per i Diritti Sociali del Consiglio europeo ha denunciato infatti la violazione in Italia della Carta Sociale Europea: i minimi pensionistici non devono essere inferiori al 40% del reddito medio nazionale, 650 euro, anziché 502 euro, come ammontano attualmente le pensioni minime.

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