Pubblichiamo l’editoriale di Guido Pesaro, Responsabile Nazionale CNA Installazione Impianti  uscito sul sito www.nextville.it

 

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La recente misura prevista dal Dl crescita, che consente al contribuente di optare per un sconto al posto delle detrazioni, può mettere a rischio il mercato della riqualificazione energetica. Un mercato che da anni genera ricchezza e crea occupazione.

Che l’articolo 10 del Dl 34/2019, meglio conosciuto come “Decreto Crescita”, fosse un gentile omaggio alle multiutilities e a qualche ex monopolista lo avevamo detto subito e non eravamo stati i soli.
Cosi come non siamo stati i soli a vedere nell’articolo 10 un tentativo di favorire la concentrazione del mercato della riqualificazione energetica nelle mani di pochi operatori, con conseguente alterazione della concorrenza.
E sorprende vedere che questo provvedimento sia stato partorito da un Governo che, dalle dichiarazioni ufficiali, ha sempre affermato di voler difendere gli interessi degli artigiani e delle piccole imprese. Proprio quelle imprese edili, di installazione di impianti, infissi e serramenti che, per via delle misure previste dell’articolo 10, saranno pesantemente penalizzate da un meccanismo che non le metterà in condizioni di competere.

Cosa prevede il Dl Crescita

Ma cosa dice, concretamente, l’articolo 10? Il contribuente che ha diritto alle detrazioni fiscali per gli interventi di risparmio energetico, ha la possibilità di optare, al posto delle detrazioni, per uno sconto di pari importo; uno sconto che gli sarà concesso dall’impresa che ha effettuato l’intervento di efficientamento  energetico.
Tale sconto, verrà poi rimborsato all’impresa come credito di imposta da utilizzare come compensazione fiscale in cinque rate annuali. Va precisato che possono usufrire di questa “facilitazione” tutti gli interventi previsti dai cosiddetti Ecobonus e Sismabonus: si va della sostituzione di serramenti e caldaie per arrivare ad interventi energetici su edifici e condomini; uno dei pochi mercati che in questi anni di crisi ha continuato a crescere.
Tanto per dare alcuni numeri, solo per quanto riguarda gli interventi di riqualificazione energetica, il 2017 ha registrato 421.991 domande di incentivo e 3,7 miliardi di euro di investimenti, in crescita del 7,3% rispetto alle 393.357 domande del 2016 e del 12,5% rispetto ai 3,3 miliardi del 2016 (Fonte: dossier dell’Ufficio Studi della Camera dei Deputati e CRESME su  “Il recupero e la riqualificazione energetica del patrimonio edilizio: una stima dell’impatto delle misure di incentivazione”).

Le conseguenze per le medie e piccole imprese

E quali sono le conseguenze dell’articolo 10? Innanzitutto che la tanto decantata opzione di scelta che avrebbe il contribuente non esiste. Chi sarebbe infatti così ingenuo, per non dire stolto, da scegliere di usufruire delle detrazioni, che gli vengono rimborsate in 10 anni, se può intascare lo stesso importo tutto e subito?
E questa scelta del contribuente, più o meno obbligata, ha l’effetto di scaricare interamente sull’impresa l’intero onere finanziario derivante dal costo dell’intervento. L’impresa, in genere di piccole dimensioni e spesso in sofferenza dal punto di vista creditizio, è in pratica costretta a fare da banca al cliente. E lo deve fare anche in una condizione di mercato drogato, perché non sono certo le PMI e le imprese artigiane del settore a poter vantare quegli ingenti crediti di imposta nei confronti del fisco tali da consentire la compensazione.
E se poi una PMI o una azienda artigiana non vantasse alcun credito di imposta? Sarebbe suo malgrado praticamente fuori mercato, perché non avrebbe le condizioni “tecniche” per praticare lo sconto al cliente; il quale si rivolgerebbe senz’altro ad un’altra impresa.

Chi viene favorito?

Ma allora chi viene favorito da questa misura? Solo ed esclusivamente i grandi operatori energetici, gli unici ad avere capienza fiscale adeguata e risorse finanziarie consistenti.
Ed i vantaggi per le multiutilities operanti nel settore dell’energia non finiscono certamente qui. Sono loro, infatti, a godere di una posizione dominante sul mercato grazie anche al contatto diretto (anche troppo, a giudicare dall’insistenza dei loro call center) con gli utenti e la possibilità di utilizzare la bolletta quale strumento di facilitazione per l’eventuale rateizzazione del pagamento degli interventi.
I dati informativi dei clienti, che le multiutilities hanno grazie alla loro attività precedentemente svolta in regime di monopolio, sono una chiave importante per penetrare a fondo nel mercato.
Si tratta di un film già visto, soprattutto nel mercato degli interventi post-contatore, ovvero i servizi diversi dalla fornitura di energia che sorgono a valle del contatore installato al punto di consegna all’utente finale, che ha interessato prevalentemente l’area della installazione e manutenzione degli impianti termici.
Si tratta di strumenti che, con tutta evidenza, non sono nella disponibilità delle piccole e medie imprese e che, chi ne detiene il possesso, non è di certo disposto a fornire a terzi.

Una distorsione del mercato iniqua

A chiunque sarebbe evidente la distorsione del mercato che questo provvedimento comporta, ma la cosa sembra non importare a questo Governo, così come è stato con quelli precedenti. I grandi operatori energetici ormai hanno margini sempre più risicati nella vendita di energia e allora si concentrano sui mercati a valle della vendita, puntando più sulla fidelizzazione “forzata” dei clienti che sul loro core-business. Con ciò, operando una concorrenza sleale nei confronti delle piccole imprese accompagnati, in questo, da una politica che, nonostante i cambi di Governo, li ha sempre assecondati e favoriti, salvo poi ricordarsi degli artigiani e delle piccole imprese in periodo di elezioni.
È il libero mercato, si dirà. Intanto abbiamo visto che questo mercato tanto libero non è, se l’articolo 10 del Decreto Crescita spinge gentilmente i cittadini che vogliono effettuare un intervento di efficientamento energetico della loro abitazione nelle braccia delle multiutilities, che potranno scegliersi i clienti e gli interventi da far svolgere. E saranno sempre loro, grazie a questo meccanismo, a gestire il mercato e ad indirizzarlo verso i business che per loro rivestono il maggior interesse; per loro, non per il Paese.

Mercato stagnante alle porte?

Ma c’è un altro pericolo insito nell’articolo 10 da non sottovalutare nel modo più assoluto: quello di una stagnazione del mercato della riqualificazione energetica, che in questi difficili anni ha – in controtendenza con la crisi economica – continuato a generare ricchezza e a creare occupazione.
La norma prevede, infatti, che l’Agenzia delle Entrate emani un provvedimento, per definire le modalità operative per accedere alla “opzione” sconto, in luogo delle detrazioni. L’Agenzia ha 30 giorni di tempo, a partire dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del Decreto crescita.
Dato che il Decreto Crescita va convertito in legge entro il 29 giugno, l’Agenzia dovrebbe (il condizionale è d’obbligo visti i precedenti) emanare il provvedimento con le disposizioni attuative entro il 29 luglio. Anche qualora i tempi dovessero essere rispettati, è facile immaginare che il cittadino che ha in programma di effettuare lavori coperti da Ecobonus o Sismabonus non li faccia partire in attesa di sapere come potrà intascare tutto e subito l’importo relativo alla detrazione.
Siamo al paradosso: un decreto volto a favorire la crescita economica del Paese rischia di bloccare per almeno 3 mesi, ma è facile immaginare tempi più lunghi, uno dei pochi mercati in crescita.
Come CNA Installazione Impianti, assieme alle altre associazioni di categoria, ci attiveremo in tutte le sedi per far abrogare una norma iniqua, sbagliata e di parte; emendamenti abrogativi dell’articolo 10 in sede di conversione in legge del Dl Crescita ed un ricorso all’Autorità Garante della Concorrenza saranno solamente i primi passi di una battaglia tesa a garantire agibilità economica e crescita, questa sì, per le piccole imprese e le aziende artigiane che operano in un mercato, quello della riqualificazione energetica, che non può essere lasciato in mano a chi sogna, in cuor suo, di tornare al monopolio.