Due milioni di veicoli senza revisione e un buco di 90 milioni per i centri

Centri di revisione che ora lavorano a passo di lumaca e quasi due milioni di autoveicoli senza revisione che ancora mancano all’appello: circa il 13% del totale dei controlli effettuati mediamente ogni anno. Tanti sono quelli per i quali la scadenza dei controlli era prorogata al 31 ottobre, come previsto dal decreto Cura Italia. Veicoli non revisionati, e quindi potenzialmente poco sicuri e inquinanti, autorizzati comunque a circolare. Di questo abbiamo parlato oggi con il viceministro al ministero per le Infrastrutture e i Trasporti, Giancarlo Cancelleri, intervenuto in un incontro nella sede nazionale CNA con il presidente nazionale, Daniele Vaccarino e il presidente di CNA Servizi alla Comunità, Franco Mingozzi.

La proroga delle revisioni

La proroga delle revisioni è stata una misura comprensibile, perché adottata in un momento in cui limitare la circolazione di mezzi  era necessario per contenere la propagazione del virus. Ma in questa fase di ripresa in cui tanti cittadini si spostano con mezzi propri per evitare assembramenti, la sicurezza stradale torna prioritaria. I provvedimenti per contenere il rischio contagio non giustificano insomma ulteriori rinvii.

Il mercato deve ripartire

E’ richiesto ora uno sforzo massiccio per far ripartire con ordine il mercato delle revisioni. Che rischia il collasso se l’Italia non ricorrerà alla clausola di esonero dall’applicazione del Regolamento Ue. Il provvedimento adottato in sede europea, infatti, consente agli Stati membri una proroga di sette mesi per la revisione dei veicoli con il rischio di trascinare la situazione fino a marzo dell’anno prossimo. Per questo, dopo la lettera indirizzata ai ministri per le Infrastrutture e i Trasporti e per gli Affari Europei, Paola De Micheli, e Vincenzo Amendola, oggi abbiamo incontrato il viceministro Cancelleri. Un incontro richiesto per scongiurare ulteriori rinvii e per presentare al Governo la fotografia di un settore che dà lavoro a 25mila addetti. E che oggi, a causa dei rinvii delle scadenze, si ritrova con un buco di incassi che sfiora i 90 milioni di euro. Un danno enorme per i circa 9mila centri di controllo, per lo più microimprese (il 93%), che garantiscono ogni anno 16 milioni di revisioni e realizzano un fatturato annuo di oltre un miliardo di euro.

Fatturato e sicurezza

Non è solo questione di numeri, ma soprattutto di sicurezza. Abbiamo calcolato infatti che il parco circolante in Italia è tra i più vecchi d’Europa. L’età media dei veicoli è di dodici anni, mentre sette milioni di auto superano i vent’anni di vita.

Le revisioni dal pubblico al privato

Prima che il servizio fosse affidato in concessione, e poi con autorizzazione, alle imprese dell’autoriparazione, l’obbligo di revisione era in capo alla Motorizzazione ed era previsto non prima di dieci anni, contro gli attuali e più stretti termini di adempimento. Oggi in capo alla Motorizzazione resta la competenza sui mezzi pesanti, ma con una gestione ben più contenuta, perché manca personale e i tempi di attesa superano un anno. Sotto la lente della Motorizzazione passano così circa 800mila mezzi, un’inezia rispetto ai 16 milioni di veicoli revisionati dai privati. L’attuale sistema delle revisioni, insomma, assicura tempi certi e più sicurezza sulle strade e il merito è senz’altro del virtuoso rapporto tra pubblico e privato.

I collaudi sui veicoli

Per alleggerire il carico di lavoro sugli uffici della Motorizzazione, e compensarne le carenze di organico e i tempi di attesa per l’automobilista, i centri di revisione hanno tutte le credenziale per eseguire i collaudi in caso di verifiche strutturali sui veicoli. Possono garantire un servizio distribuito capillarmente sul territorio, azzerando le liste d’attesa.

L’aggiornamento delle tariffe per la revisione

Non è poi più rinviabile un aggiornamento dell’ammontare delle tariffe, ferme ormai al 2007. Le imprese hanno dovuto adeguarsi ai protocolli, accollandosi ingenti costi che rischiano di mettere a repentaglio la loro stessa sostenibilità.

Le autorizzazioni rilasciate dalle province

Anche l’esercizio delle funzioni attribuite alle province ha rivelato significative criticità. Una su tutte: la tendenza a rilasciare facili autorizzazioni.

Le risposte del Governo sulle revisioni

Nel corso dell’incontro è stato poi affrontato il tema degli ispettori. Sul loro riconoscimento c’è un vulnus normativo anche sul fronte della formazione.

“Sulla questione nodale del regolamento europeo interverremo a breve, visto che non è necessaria una modifica normativa” ha assicurato Cancelleri, che ha riconosciuto il ruolo importante ricoperto dalle imprese del settore. “Dopo un passaggio con la direzione generale, ci rincontreremo per trovare le giuste soluzioni”, ha assicurato.

Le reazioni di CNA

Soddisfatto il presidente Vaccarino: “Abbiamo avuto le risposte che cercavamo- ha dichiarato, ricordando che -il rinvio nel pieno nel periodo del Covid è stato giusto, ma ora sta cominciando a creare problematiche all’interno del nostro settore. I nostri centri di revisione sono distribuiti capillarmente su tutto il territorio. Hanno subito e subiscono il rinvio delle revisioni che comincia a essere sproporzionato, rispetto al riavvio, ormai, di tutte le attività economiche”, ha concluso.

Secondo Mingozzi, l’incontro è stato “un buon punto di partenza. Abbiamo esposto le nostre ragioni, ricordando che grazie alle revisioni lo Stato incassa una somma rilevante, che oggi manca all’erario. Solo di diritti della Motorizzazione, abbiamo calcolato un mancato incasso di oltre 20 milioni di euro. Possiamo essere il braccio armato della Motorizzazione civile, snellendo i tempi, andando incontro alle esigenze degli utenti e -ha concluso- soprattutto favorendo la sicurezza stradale”.