Ecobonus e Sismabonus, quando la cessione di credito ti schiaccia

Valutiamo molto negativamente l’emendamento all’articolo 10 del Decreto Crescita, in discussione alla Camera. Se approvato, non risolverebbe i problemi già sollevati dalla CNA sulla cessione dei crediti relativi alle detrazioni fiscali per i lavori di riqualificazione energetica e per l’adozione di misure antisismiche. Non è stata intaccata, infatti, la complessità delle procedure adottate per il riconoscimento dei benefici fiscali a chi effettua tali interventi. E rimangono inalterati i rischi per le piccole imprese di restare schiacciate dai grandi fornitori, che si qualificherebbero come ultimi acquirenti dei crediti d’imposta e potrebbero fissare i prezzi per la loro ri-cessione e per l’esecuzione dei lavori.

Una storia di successo

Trecentoquaranta milioni di euro. Di tanto è cresciuta, tra il 2016 e il 2017, ultimo anno di cui sono disponibili i dati completi, la spesa delle famiglie e delle imprese per la riqualificazione energetica degli edifici. Un risultato importante, da mettere in relazione alle detrazioni fiscali concesse dalla manovra del 2013 e prorogate in seguito, che hanno permesso a molti proprietari di rendere più “verdi” i propri immobili attraverso un miglior utilizzo delle risorse energetiche e con risvolti importanti sotto il profilo sia del risparmio nell’economia domestica sia della salvaguardia ambientale.

Tra riqualificazione energetica e ristrutturazioni edilizie

Oltre all’ecobonus, anche il cosiddetto sismabonus è stato accolto molto positivamente: il nostro è un Paese altamente sismico che, anche di recente, è stato funestato da disastrosi terremoti. Il sismabonus offre incentivi fiscali legati all’adozione di misure antisismiche fino all’85 per cento delle spese sostenute. Sarebbe estremamente utile, però, riconoscere tali detrazioni, così come per l’ecobonus e il sismabonus, per tutti gli interventi di ristrutturazione edilizia.

Istituti di credito vs grandi fornitori

Per andare incontro a chi deve sostenere questi costi, spesso molto onerosi, abbiamo proposto di cedere il credito d’imposta sulla spesa effettuata. L’attuale sistema di cessione del credito connesso alle detrazioni fiscali prevede solo la possibilità per l’impresa che esegue i lavori di acquisire il credito cedendolo a propria volta a un soggetto più grande collegato all’intervento effettuato, a esempio un fornitore di materiali. Noi proponiamo, invece, di introdurre la possibilità di cedere il credito d’imposta direttamente alle banche. In questo modo, si eviterebbe alle piccole imprese di non essere in grado di acquisire il credito per carenza di risorse finanziarie, o di capienza fiscale, tale da consentire la procedura di compensazione.

Dl Crescita, non schiacciamo i piccoli

Nell’ultima proposta del Decreto Crescita si prospetta che l’impresa esecutrice dei lavori anticipi al cliente il credito d’imposta, connesso alla corrispondente detrazione fiscale, sotto forma di sconto in fattura con la possibilità di recuperarlo in compensazione in cinque anni. Con tale modalità non si riconoscono in alcun modo le difficoltà finanziarie e fiscali in capo soprattutto alle piccole imprese, costrette ad anticipare ingenti somme di denaro senza un immediato ritorno economico per il lavoro eseguito, pregiudicando seriamente il futuro svolgimento della propria attività economica.

Avanti e ancora avanti

Da anni ormai stiamo conducendo questa battaglia, che vogliamo continuare. In difesa delle piccole imprese, fiaccate da una crisi lunghissima che nell’edilizia non è mai terminata. E di tutti i cittadini che dovrebbero poter usufruire di tali incentivi per tutti i lavori edili effettuati. Si finirebbe, così, anche per contribuire all’auspicata ripresa dell’economia italiana, che annovera tra i suoi principali fattori trainanti proprio l’edilizia.

 

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