“Apprezziamo particolarmente i pareri espressi dalle commissioni Politiche dell’Ue di Camera e Senato con riguardo alle criticità esibite dalla proposta n. 88 della Commissione europea di rivedere la normativa sui livelli di prestazione in materia di emissioni di CO2 dei veicoli pesanti”. A esprimere questa posizione CNA Fita. In particolare, la risoluzione contraria e motivata approvata ieri in Senato grazie al lavoro svolto dalla senatrice Elena Murelli, relatrice dell’atto di indirizzo, accoglie in sostanza tutte le osservazioni al provvedimento europeo messe nero su bianco da un “position paper” elaborato di recente proprio dalla organizzazione del trasporto merci e persone della nostra Confederazione.

Secondo CNA Fita, il progetto di atto legislativo europeo (mirato ad abbattere le emissioni di CO2 entro il 2030 e a conseguire, in successione, la neutralità climatica entro il 2050) persegue un traguardo condivisibile sul piano teorico-concettuale. Tuttavia, pur condividendone i principi ispiratori, riteniamo che la proposta di Regolamento appaia attualmente carente sotto il profilo del riscontro pratico con la realtà produttiva. In assenza di un differimento dei termini stabiliti e di una successiva modulazione temporale, la sua applicazione – a causa della rigida scansione prevista – determinerebbe, almeno per l’Italia, pesantissime ricadute economiche per il comparto. Verrebbe cioè messa in discussione la prosecuzione stessa dell’attività di centinaia di imprese del trasporto merci e persone che si servono di veicoli pesanti. Diventa straordinariamente urgente, pertanto, che l’Unione Europea rimediti in profondità l’impostazione data al provvedimento, prima di tutto ascoltando le preoccupazioni di “chi fa impresa”. La trasformazione in chiave green del settore dei trasporti esige proporzionalità, così da non andare al di là di quanto necessario per soddisfare gli obblighi individuati. Tanto più se si considera il limitato impatto delle emissioni climalteranti generato dai veicoli pesanti a livello aggregato.

Secondo i rappresentanti di CNA Fita, l’ulteriore obiettivo di imporre agli autobus urbani la produzione, a partire dall’anno 2030, di emissioni zero, risulta francamente inverosimile e paralizzante. Questo se si tiene conto delle tante micro e piccole imprese che concorrono, nelle nostre città, alla effettuazione dei servizi di trasporto pubblico locale.

Prima di abbozzare riforme senza consenso, le istituzioni europee dovrebbero assicurarsi che la finalità di ammodernamento del parco veicoli pesanti in circolazione sia assistita da un ventaglio di strumenti di contorno. Anzitutto, il processo di ricambio dei mezzi andrebbe sostenuto da agevolazioni ad hoc. Andrebbe, peraltro, pianificata l’installazione capillare della strumentazione idonea al rifornimento dei veicoli alimentati a energie rinnovabili o comunque “alternative”, per sollecitare lo sviluppo di un ambiente favorevole alla transizione ecologica.