Etichette alimentari, con la Francia si rinnova la “disfida”

Si inasprisce lo scontro tra i sistemi di etichettatura alimentare nutrizionale. In particolare, tra i sistemi italiano e francese. Il sistema transalpino Nutriscore, a colori, classifica gli alimenti appunto con cinque colori secondo il loro contenuto di ingredienti per ogni 100 grammi di prodotto attraverso un punteggio espresso in lettere (dalla A alla E), abbinato a un colore (da verde a rosso), attribuito in base al proprio valore nutrizionale. Il sistema italiano NutrInform battery è rappresentato da una pila, dove gli alimenti vengono classificati in percentuale rispetto alla dose massima di assunzione giornaliera suddivisa in: calorie, zuccheri, grassi, grassi saturi e sali.

Un esempio. L’Organizzazione mondiale della sanità consiglia una dose giornaliera massima di sale pari a 5 grammi a persona. Il “sistema a batteria” italiano indica in percentuale quanto sale è contenuto nell’alimento che si intende acquistare in quanto il nostro sistema è un sistema di educazione alimentare che non tende a spaventare ma a informare. Il Nutriscore francesce, invece, è un sistema “allarmistico” e anche molto discutibile. Lo dimostra il fatto che identifica il parmigiano reggiano, di cui è nota l’alta qualità, con il colore rosso e la coca cola light con il colore verde.

La stessa ministra Teresa Bellanova, a margine del Consiglio europeo dell’Agricoltura tenutosi a Bruxelles lunedì scorso, presentando il documento comune, ha palesato ai colleghi degli altri Paesi partner Ue i dubbi – condivisi anche da Repubblica Ceca, Cipro, Grecia, Ungheria, Lettonia e Romania – rispetto all’ approccio di etichette nutrizionali come il Nutriscore.

Contro il sistema italiano “a batteria” si è opposto, non a caso, il padre del Nutriscore, Serge Hercberg, che ha attaccato via twitter la ministra Bellanova e la lobby dell’agroalimentare italiano. Pare evidente, però, che non vi sia alcuna spinta, nessuna lobby dietro il metodo di etichettatura italiano, anzi semmai è vero il contrario – sottolinea CNA Agroalimentare – visto che la grande distribuzione è in mano ai francesi.

È il consumatore al centro del sistema “a batteria”. E l’Italia continuerà a puntare, come ha sempre fatto – afferma il presidente di CNA Agroalimentare, Mirco Della Vecchia – sulla qualità riconosciuta in tutto il mondo del mangiare&bere Made in Italy e quindi su: dieta mediterranea, prodotti a Indicazione geografica Dop/Igp, prodotti tradizionali e su una alimentazione informata, in barba a inutili allarmismi che tendono a demonizzare non la quantità ma il prodotto in sé.

Valore scientifico, educazione alimentare, acquisto consapevole questi i principi del sistema a batteria, che per la CNA rappresenta un vanto e un impegno a sostenere la proposta del nostro Paese in ogni sede.