Il legno e il mare nel sangue: l’artigiano che mette in acqua la passione.

Passione, professionalità, esperienza ma, soprattutto, una profonda conoscenza del mare. Sono gli elementi che, combinati insieme, rendono certe barche uniche al mondo, apprezzate da esperti e appassionati, come quelle realizzate dai Cantieri navali Cerulli a Porto Santo Stefano. E la storia di questa azienda, nata sul promontorio dell’Argentario, che negli anni ha saputo reinventarsi ed adattarsi alla società e al mercato che cambiava, è fatta di tenacia e dedizione: quelle del fondatore, Giancarlo Cerulli, maestro d’ascia, che con passione tra le sue barche, le sue creature, ha fuso vita e lavoro.

“Ho iniziato a lavorare in un cantiere navale, a dodici anni – ci racconta Giancarlo -, eravamo appena usciti dalla seconda guerra mondiale, devastante per Porto Santo Stefano e, vincendo la paura, mi misi addosso una corazza di coraggio, voglia di pace, democrazia e dignità per dedicarmi al lavoro”. E’ nel suo mare che Giancarlo impara i rudimenti del mestiere e inizia a costruire barche. Proviene da una famiglia di navigatori e questo fa la differenza nel pensare un’imbarcazione prima di realizzarla. “Quando si progetta una barca – ci dice il Maestro Cerulli – si deve sempre pensare alla sicurezza delle persone. Sono mezzi che vengono usati dalle famiglie, spesso con bambini, e devono essere in grado di gestire e, se necessario, resistere all’imprevedibilità del mare. Perché chi conosce il mare, impara a temerlo”.

“Per sette anni ho lavorato in un cantiere che poi fallì e allora decisi di andare a navigare, abbracciando l’arte secolare dei mie avi, di mio padre e dei mie fratelli, ma ormai avevo imparato il mestiere più bello del mondo…”. Giancarlo Cerulli così si imbarca per dieci anni su grandi petroliere, da migliaia di tonnellate, e navigando conosce il mondo: Europa, America, Asia e Africa, ricordi di porti e di rade, di carichi da acquistare e consegnare, di avventure, avvenute in un periodo storico in cui le tensioni internazionali potevano improvvisamente rendere una parte di mare, fino a poco prima sicura da attraversare, pericolosissima.

Ed è proprio da sottufficiale che Giancarlo progetta e costruisce da solo le sue prime barche: “la prima era uno zatterino di 4 metri per 3 che utilizzavamo per fare manutenzione alla nave, una vera e propria piccola città sul mare”. Poi fu la volta di un motoscafo di sei metri, costruito con legno canadese e utilizzato per poter raggiungere la terraferma con più comodità quando la petroliera era alla fonda. “Disegnai il progetto della barca sul pavimento della carpenteria navale e poi mi misi al lavoro”. La nave fu varata a Manila, dove Cerulli stava facendo rotta sulla via di ritorno dall’America. “Ogni volta che si mette in mare una barca progettata e costruita è una grande emozione: è quello il momento in cui effettivamente si scopre se starà a galla, se si è fatto un buon lavoro”.

Nel 1964 fonda i Cantieri Navali Cerulli (che prendono questo nome nel ’68). Il lavoro del maestro d’ascia è fatto di precisione e intuito: lo studio del dettaglio e la precisione del progetto, si legano con la conoscenza del legname, la sua essenza, l’uso a cui è più adatto e la capacità di capire poi dove collocarlo all’interno dell’imbarcazione. Un lavoro dove la relazione con l’oggetto a cui si dà vita è forte e rimane anche quando la barca ha abbandonato il cantiere: “è sempre emozionante rivedere le proprie navi – dice Cerulli – quelle che ‘incontri’ in mare e riconosci”. Lo stesso rapporto intenso, fatto di fiducia e spesso grandi amicizie, con le persone che si sono rivolte a Giancarlo e alla sua impresa, certi della qualità e della cura che avrebbero ottenuto. Tra i suoi clienti può vantare personaggi celebri, da Corrado Augias a Jas Gawronski, da Giovanni Trapattoni ad Ernesto Bertarelli, il cui nome legato ad Alinghi evoca sempre l’America’s cup.

Tanti anni son passati fino a giungere alla più grande crisi di sempre che ha travolto anche il comparto nautico. “Negli ultimi anni la crisi ha fatto vittime anche in questo settore – afferma con convinzione Giancarlo -, soprattutto per le alte spese di mantenimento che un proprietario deve affrontare, prime tra tutte le tasse”. Da tempo, quindi, i cantieri navali lavorano nel recupero e la messa a nuovo di imbarcazioni, piuttosto che sulla progettazione di nuovi natanti.

Nonostante l’età, Giancarlo ci parla di futuro, di come si svilupperà il mercato di fronte alle nuove tecnologie e a nuovi materiali: “Penso paradossalmente che il futuro sia rappresentato dalle imbarcazioni di legno, navi ecologiche, durature, che possono essere rimesse in mare con un preciso e faticoso lavoro artigianale, con la sostituzione di parti e il miglioramento di alcuni meccanismi. La barca in legno fa parte dell’essere umano ed è un peccato che questo lavoro stia scomparendo perché invece avrà un gran futuro. Dire infatti che una barca di vetroresina sia migliore è falso: senza contare poi l’impatto che quel tipo di materiale, così come la plastica, ha e avrà sul nostro amato mare”.

Giancarlo ha dedicato la sua vita al mare e adesso tocca ai suoi figli tenere in vita, insieme a lui, un mestiere nobile quanto affascinante che, eseguito da professionisti, diventa un’arte.