L’inventore del trattore che toglie le mine antiuomo dai campi

Da Silvano d’Orba, un paesino di duemila anime in provincia di Alessandria, Giovanni Battista Polentes è arrivato in Giordania. E con una micro-impresa (oltre a lui e alla sorella Andreina ci lavora un solo dipendente) ne ha realizzata una enorme: trasformare un trattore in un mezzo per sminare i terreni e permettere poi di riconvertirli a uso agricolo.

Storia e intuizione di famiglia quella della ‘Pierre Trattori’, che comincia nel 1883, con il bisnonno di Giovanni, un falegname, che all’epoca era anche il tuttofare del paese. In quel periodo si diffuse nei vigneti la peronospera (un fungo che provoca una terribile malattia della vite). Per sconfiggerlo, il bisnonno di Giovanni trasformò una semplice cassa per il trasporto del vino nella prima pompa per dare il verderame a spalla.

Al bisnonno, nell’impresa, succedono il nonno e poi il padre di Giovanni, che nel 1950 arriva alla meccanizzazione delle pompe agricole, l’evoluzione di quelle costruite dal bisnonno. Poi negli anni Sessanta comincia la produzione di un motocoltivatore molto avanzato, in cui inserisce un brevetto di sua ideazione, un meccanismo che salverà le gambe e la vita di molte persone.

Intanto, Giovanni già dall’età di dieci anni fa i suoi primi passi nell’officina del padre e negli anni Ottanta, dopo aver concluso gli studi, entra ufficialmente in azienda, cominciando lo sviluppo dei suoi mezzi agricoli.

“Il grosso vantaggio di un’azienda piccola come la mia – spiega – e che io seguo tutto il processo, dall’ideazione, alla produzione, fino alla vendita e ho il rapporto diretto con il cliente, così posso conoscere meglio quali sono le sue necessità particolari”.

È proprio grazie a questa attenzione e all’eccellenza dei suoi prodotti che nel 2010 parte con un nuovo singolare progetto. “Fui contattato dall’Università di Genova – racconta – per aderire a un progetto finanziato dal Ministero dello Sviluppo Economico, la costruzione di un trattore da sminamento, ricavato da una mia macchina agricola. Il mio trattore agricolo si prestava molto, perché poteva essere trasformato in un mezzo radiocomandato con pochi accorgimenti”.

È stato fatto anche un test in Giordania in vero campo minato, che ha dato risultati ottimi, e nel 2013 la stessa Università gli ha proposto un nuovo progetto, stavolta con il supporto e il coordinamento dell’Unione Europea. Locostra, così si chiama il trattore, è stato riprogettato, grazie al contributo di un team di ingegneri dell’Universita di Genova e al ricercatore polacco Michał Przybyłko, che ha lavorato alla parte elettronica al fianco di Giovanni Battista per quattro anni.

“E’ stato davvero molto positivo potersi confrontare con l’Università nello sviluppo del progetto. Tutti mi dicono di aver fatto qualcosa di straordinario, ma sinceramente non mi sembra di aver fatto niente di eccezionale”, commenta Giovanni con umiltà.

L’Università di Genova ha scovato la Pierre Trattori grazie a un professore giordano, che ha trovato su Internet il sito dell’impresa. Scelta per il progetto tra altre aziende molto più grandi di dimensioni, la Pierre Trattori ha costruito un mezzo che le ONG possono utilizzare per lo sminamento e una volta terminato il lavoro, può essere convertito a uso agricolo. Un prodotto che è stato presentato a Bruxelles alla presenza della principessa Astrid del Belgio.

“Abbiamo fatto dei test in posti dove non si poteva nemmeno scendere dalla macchina per via delle mine – conclude Giovanni -. Poi abbiamo incontrato i Revisori dei Conti dell’Unione Europea, che ci hanno fatto i complimenti perché siamo riusciti a realizzare un prodotto già pronto per la commercializzazione, e non soltanto un progetto di ricerca pura”.