Imprenditoria ed economia: gli imprenditori della CNA provinciale di Ancona dicono la loro sulla situazione attuale dell’Italia, presentando i dati emersi dalla Campagna di Ascolto condotta in occasione dell’Assemblea Nazionale, in programma sabato 26 ottobre ad Ancona, per far sentire al Governo la voce degli imprenditori del territorio.
L’indagine è stata condotta su un campione ampio e rappresentativo delle imprese della Provincia di Ancona e ripropone le aspettative e le rivendicazioni espresse da anni dalle imprese del territorio.
In merito alla situazione economica dell’Italia, che per 8 imprenditori su 10 è ancora inchiodata al palo e immersa nel decennio di crisi e quindi di fatto solo apparentemente alle spalle, registriamo appena l’1,6% di “abbastanza soddisfatti” e un 16,4% di “incerti, ma comunque preoccupati”.
Un po’ meglio la situazione delle loro imprese, anche se per 3 su 10 di loro regna ancora l’insoddisfazione e solo il 25,6% è abbastanza appagato. Tuttavia nessuno si dimostra particolarmente entusiasta dai risultati espressi dalla sua realtà aziendale.
Passando all’analisi del sentiment sulla prospettiva del contesto economico nazionale, la situazione non mostra segnali di miglioramento, tant’è che del 78% circa di pessimisti, il 31,5% di loro sono molto negativi e il 46,5% comunque sfiduciati, mentre il 15,7% mostra estrema prudenza e appena il 6,3% si spinge nel rispondere “abbastanza”. Per la loro impresa intravedono fortunatamente un futuro meno grigio, anche se permane un 34,9% di imprese che “vedono nero”, a cui si affiancano il 64,2% di moderati, e un timidissimo 0,8% di entusiasti.
Tra i principali interventi evidenziati dalle imprese spiccano: il taglio della burocrazia (62,8%), la neutralizzazione dell’aumento dell’IVA (51,9%), la riforma fiscale (45%), gli incentivi per l’assunzione di personale (27,9%) e per gli investimenti (26,4%), la lotta all’evasione fiscale e la tutela del made in Italy, rispettivamente il 23,3% e 20,2%. All’ultimo posto si colloca l’introduzione del salario minimo (2,3%), che la CNA ha più volte definito un falso problema, stante la regolamentazione contrattuale nazionale in materiale e l’ampia contrattazione di secondo livello con il pacchetto welfare, tutele lavorative, benefit sociali e sanitari, che in qualche caso sono migliorative rispetto ai 9 euro previsti nella proposta di legge.
Inoltre, il personale qualificato (48,8%) e la formazione (42,3%) sono le due priorità sulle quali le imprese intendono investire nei prossimi anni. Questi temi, accanto all’innovazione, si affermano come i veri nodi strategici da affrontare insieme al credito (35%), la cui stretta nelle concessioni ha reso il mercato asfittico e rischia di decretare la morte di molte micro e piccole imprese a corto di liquidità pur in possesso di una visione di lungo periodo.