“Il 2018, un anno eccezionale”. Questa, in sintesi estrema, la fotografia scattata alla nautica da diporto italiana dalla CNA.

L’anno scorso il settore ha registrato un incremento produttivo del 14,2%, contro il risicato +0,9% messo a segno dall’intero comparto manifatturiero. Uno scarto confermato da un’analisi a più lungo termine: tra il primo trimestre 2015 e il quarto trimestre 2018 la produzione in termini cumulati della nautica da diporto è cresciuta del 43,6% a fronte del +7,1% della manifattura. A rilevarlo il settimo Rapporto CNA su “Dinamiche e prospettiva di mercato della filiera nautica da diporto”, che viene presentato oggi a Viareggio alla presenza di rappresentanti delle istituzioni, politici, esperti del settore, imprenditori e dirigenti della CNA.

A contribuire all’impennata produttiva della nautica le richieste dall’estero per questi gioielli del Made in Italy. Le esportazioni di imbarcazioni diportistiche e sportive dal nostra Paese l’anno scorso sono aumentate, in valore, del 7,9% rispetto al 2017, per un giro d’affari di 1,8 miliardi. Numeri che valgono una fetta del commercio globale pari al 17% e il primato mondiale davanti a Olanda, Usa e Germania (dati 2016). Le Americhe si assicurano oltre il 46% delle esportazioni italiane, davanti ai Paesi europei che ne assorbono intorno al 40%.

La ripresa dell’ultimo quadriennio ha permesso alla nautica italiana di avvicinarsi ai livelli pre-crisi. Fatta cento la produzione del 2008, a fine dicembre 2018 era a quota 93,5 (scontando quindi una perdita del 6,5%)  dopo essersi ridotta di oltre il 50% nel 2011. Il settore non è riuscito a riprendersi per lungo tempo, fiaccato da interventi fiscali restrittivi e punitivi, per riavviarsi, si spera definitivamente, a partire dal 2014.

Ma come si può consolidare e irrobustire questa ripresa, frutto finora esclusivamente delle capacità imprenditoriali italiane, anche per evitare che i venti freddi che si sentono soffiare sull’economia possano penalizzare nuovamente il comparto? Per CNA Nautica servono politiche che favoriscano le imprese, esistenti o potenziali, nelle aree vocate. Interventi, quindi, che puntino a incrementare strutture e servizi dedicati; a superare il sotto-utilizzo delle aree demaniali; ad azzerare i conflitti di competenza tra i diversi soggetti istituzionali; a rendere più omogenee normative e tariffe sul territorio nazionale.  A integrare queste politiche servono interventi orientati a incrementare la competitività di artigiani, piccole e medie imprese, ossatura del comparto nautico come dell’intera struttura produttiva italiana. In particolare, per CNA Nautica, sono necessari interventi sulla formazione, sul credito, sugli aiuti  agli investimenti e di sostegno alle reti e ai processi aggregativi delle imprese.