Raccolta, gestione e analisi dei dati sono la strada attraverso la quale il made in Italy può crescere e conquistare i mercati esteri. Lo studio dell’Osservatorio Smart AgriFood conferma che il made in Italy agroalimentare italiano è un pezzo importante della nostra economia e del nostro export. Vale circa 300 miliardi di euro (l’11,3% del Pil) e dà lavoro a 3,2 milioni di persone. Eppure si deve confrontare con la sfida della globalizzazione e di un mercato in veloce mutamento. Come fare per continuare a crescere in Italia e all’estero? Puntare sui grandi volumi e sulle commodity non può essere la strada italiana per competere sul mercato globale.
Il nostro territorio ha una superficie agricola limitata, un tessuto imprenditoriale fatto di Pmi e una filiera frazionata e, spesso, poco trasparente e sostenibile. Bisogna allora fare leva sul nostro punto di forza: la varietà e la qualità dei prodotti che i nostri territori esprimono.

Ma come avere produzioni più efficienti? CNA Agroalimentare presente all’iniziativa di Milano dal titolo “Coltiva dati”, condivide quanto affermato dal direttore scientifico dell’Osservatorio Smart AgriFood Marco Perona, sul fatto che “Il digitale è la risposta” in quanto “l’innovazione digitale permette di ridurre i costi di produzione aumentando al contempo produzioni e qualità”.

L’Osservatorio Smart AgriFood della School of Management del Politecnico di Milano e del Laboratorio Rise dell’Università degli studi di Brescia, ha come obiettivo proprio quello di analizzare le trasformazioni digitali che stanno interessando la filiera agroalimentare con l’obiettivo di creare cultura sulle opportunità offerte dall’innovazione.

Se l’innovazione digitale ha investito in maniera preponderante la parte finale della filiera (ad esempio con l’e-commerce, il food delivery o lo smart manufacturing, anche il settore primario può trarre vantaggio da questa rivoluzione attraverso l’agricoltura 4.0.

Ma che cosa significa 4.0? E’ l’estensione al settore primario dei principi dell’industria 4.0, in cui diverse tecnologie vengono armonicamente applicate per migliorare le condizioni di lavoro, le rese, la qualità, l’efficienza e la sostenibilità delle coltivazioni.

Significa sensori in campo, trattori a guida semi-automatica, attrezzature a rateo variabile, droni, satelliti e così via. Il tutto interconnesso per creare un ambiente di condivisione dei datidal quale estrapolare le informazioni utili all’agricoltore per prendere le giuste decisioni.

Il mercato globale dell’agricoltura 4.0 vale circa 3,5 miliardi di euroL’Italia vale il 2,5% di questo mercato per un totale di circa 100 milioni di euro. E’ fondamentale però distinguere tra tecnologie che implementano singole soluzioni, come la guida semi-automatica, e quelle che invece mettono a sistema tutte le soluzioni disponibili per trasformare una azienda in ottica 4.0.

L’Osservatorio Smart AgriFood ha censito 220 soluzioni offerte in Italia da più di 70 aziende, di cui soltanto l’11% abilita l’Internet of farming, mentre l’89% supporta verticalmente l’agricoltura di precisione. Circa l’80% delle soluzioni offerte è applicabile in fase di coltivazione e solo il 12% in quella di pianificazione. La grande maggioranza delle soluzioni, il 73%, sfrutta dati e analytics, il 41% l’Internet of things e il 57% sistemi software di elaborazione e interfaccia utente.

La maggior parte delle soluzioni (50%) è utilizzabile a prescindere dal settore agricolo, mentre il 27% è specificamente rivolto all’ortofrutticolo, il 25% al cerealicolo, il 16% al vitivinicolo. In termini di attività, il 48% delle soluzioni abilita mappatura e monitoraggio di terreni e coltivazioni, il 42% monitoraggio e controllo del movimento e delle attività di macchine e attrezzature in campo e il 35% irrigazione e fertilizzazione mirata.

L’obiettivo deve essere dunque l’Internet of farming, in cui ogni fattore produttivo, dalla seminatrice alla centralina meteo, sono connessi e forniscono dati ad un ecosistema intelligente in grado di supportare l’agricoltore. Certo, in Italia siamo ancora indietro rispetto a Usa o Francia. Secondo le Linee guida per lo sviluppo dell’Agricoltura di precisione in Italia sono 200 le aziende agricole che fanno agricoltura di precisione, ma l’obiettivo del Governo è arrivare al 10% della Sau gestita in maniera 4.0 entro il 2021.

Durante l’evento che si è tenuto al Politecnico di Milano hanno portato la loro esperienza molte aziende, in rappresentanza di tutti i segmenti della filiera. Tra loro anche alcune aziende agricole e startup. E proprio il mondo delle startup è stato uno dei focus del convegno. Sono 481 le startup internazionali nate dal 2011 ad oggi nel settore AgriFood, di cui il 12% italiane. Escludendo quelle che si occupano di e-commerce, sono 182 le realtà internazionali che operano nella filiera e hanno raccolto finanziamenti per 637 milioni di dollari. Fra queste, ben l’11% è italiano, a dimostrazione che il nostro paese, a differenza di altri settori, non ha affatto un ruolo marginale, anche se il finanziamento medio ricevuto (0,7 milioni di dollari, 14 milioni complessivi) è circa sei volte inferiore alla media mondiale.