Il pane artigianale dall’Abruzzo al Bangladesh nel segno della solidarietà

C’è uno spicchio di artigianato abruzzese nel cuore profondo di un Paese lontano come il Bangladesh, ed ha il gusto di pane impastato con la solidarietà. Sono passati quasi vent’anni – correva infatti il 2004 – quando prese le mosse un progetto promosso dall’onlus Rishilpi, sposato dalla CNA Abruzzo per avviare nel distretto di Satkhira, nella divisione di Khulna, un programma di formazione per aspiranti panificatori. L’ obiettivo era quello di dotare un territorio vastissimo di un piccolo sistema di forni in grado di rifornire le scuole della zona, scontando mille difficoltà di ogni tipo, non ultima la rigida divisione della società in caste, che rappresenta proprio il terreno di impegno della onlus, in un contesto irto di difficoltà d’ogni genere.

A dare gambe al progetto della confederazione artigiana – allora presieduta da Franco Cambi – fu un docente d’eccezione: Ezio Centini, immaginifico e creativo pasticciere di Bisenti in Val Fino. Uno dei nomi più conosciuti del settore in Abruzzo soprattutto per la sua attività di cioccolataio.

“Sono stato tre volte in Bangladesh – racconta Centini – nel 2005, nel 2006 e nel 2009, e ogni volta per un mese. Abbiamo portato laggiù, come in una vera e propria missione, due forni a legna, due impastatrici ed altre attrezzature più piccole per la produzione del pane. Ho formato durante la mia presenza una decina di ragazzi, alcuni dei quali si sono poi dedicati stabilmente al mestiere di fornaio”. “Col tempo, ovviamente, l’attività si è evoluta – prosegue il mastro cioccolataio – ma il problema più grosso si è rivelato il costo per il trasporto del pane dai luoghi di produzione ai villaggi di destinazione in cui si trovavano anche le scuole. Alla fine, proprio per questa ragione, si è optato per dotare ogni villaggio con scuola di micro-forni: è difficile anche solo immaginare, da qui, quanto sia complessa la gestione di queste attività in un Paese dagli usi del tutto differenti dai nostri, a cominciare dal tipo di alimentazione per i forni”.

Oggi, di quella prima intuizione, che trovò il sostegno finanziario di Unioncamere, della Provincia di Pescara e della Banca di Ancona, è rimasto un importante lascito professionale: il consolidamento di alcune attività che hanno preso la strada di una produzione di pane e dolci ispirata a nuovi e più avanzati strumenti. Nel segno di quella esperienza indimenticabile.

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