La riforma del codice degli appalti pubblici è una sostanziale necessità. Anche in Sicilia. Per consentire alle piccole e medie imprese del comparto di potere competere ad armi pari nell’aggiudicazione dei lavori. Circostanza che, al momento, per tutta una serie di ragioni, non è stato possibile attuare. Ecco perché la Cna costruzioni Ragusa ha promosso un confronto ad alto livello sulla tematica, chiamando a rapporto politica, istituzioni e rappresentanti delle organizzazioni sindacali dei lavoratori e degli ordini professionali.

Sono intervenuti, tra gli altri, i deputati regionali Orazio Ragusa, presidente della commissione Attività produttive all’Ars, e Nello Dipasquale, componente della commissione Lavoro. Luca Fabio Calabrese, presidente regionale della Cna costruzioni, ha sottolineato che “si sta lavorando a un disegno di legge per far sì che possa essere modificato l’articolo 97 del Codice degli appalti in merito alle gare inferiori a un determinato importo. Ormai è appurato che le formule matematiche derivanti dal suddetto articolo hanno portato i ribassi delle gare espletate nella nostra regione sino al 40%. Ribassi che, di fatto, fanno diventare impraticabile la partecipazione alle gare d’appalto per le piccole e medie imprese da noi rappresentate. Si è venuta a creare, insomma, una impasse insostenibile. E poi, chiediamo l’innalzamento dell’aggiudicazione sino ai cinque milioni di euro. Attualmente – continua Calabrese – sopra una determinata cifra è applicata l’offerta economicamente più vantaggiosa con metodi di aggiudicazione che compromettono la partecipazione delle Pmi. E poi, organizzare logisticamente una gara ha dei costi che le piccole strutture non possono sostenere, visto che non hanno uffici interni, se non con un aggravio di spese che, alla lunga, diventa insostenibile. Inoltre, stiamo perorando la causa a livello nazionale perché siamo convinti che queste modifiche, oltre alla nostra regione, debbano interessare tutto il territorio nazionale”.

Il presidente territoriale di Cna costruzioni Ragusa, Giorgio Biazzo, ha messo in rilievo che “la necessità di confrontarsi con la politica è dovuta al fatto che ai rappresentanti della stessa si intendono fare conoscere più da vicino e meglio tutte le problematiche del comparto affinché le possano prendere a cuore e, come in questo caso, sensibilizzarsi ad adoperare tutto il loro peso per far sì che possano arrivare dei risultati. Le piccole e medie imprese rappresentano una forza lavoro importante per la crescita e lo sviluppo locale e dobbiamo metterle nella condizione di potere concorrere in maniera trasparente con le grandi realtà. Inoltre, l’offerta economicamente più vantaggiosa sta ulteriormente rallentando il rilancio del settore, mettendo in difficoltà le Pmi. Questo ci fa comprendere che il modello è sbagliato. Impegniamo commissioni di tecnici per verificare progetti delle imprese mentre gli stessi sono validati senza alcun controllo”.

Per Vittorio Schininà, responsabile territoriale Cna Costruzioni Ragusa, “il sostegno a questo disegno di legge in fase di definizione è di cruciale importanza per il futuro delle Pmi e per far sì che i lavori possano essere aggiudicati con ribassi minori. Questo – aggiunge – comporta una maggiore trasparenza oltre che maggiore libera concorrenza. Sì, ne siamo certi, il testo di questo ddl in fase di predisposizione è una buona base da cui partire per difendere gli interessi legittimi delle piccole e medie imprese, sostenendole e migliorandole. Ricordiamo che ogni passo avanti compiuto da una piccola e media impresa è un contributo concreto alla crescita dello sviluppo locale e, quindi, al benessere dell’intera collettività, in questo caso quella siciliana e, più specificatamente, della provincia di Ragusa. Siamo in ritardo con la spesa dei fondi comunitari e strutturali per mancanza di progetti esecutivi e sprechiamo risorse in costi di commissioni anziché impegnare le risorse per nuovi progetti. Non vogliamo entrare nel merito dell’estrema soggettività che l’offerta economicamente più vantaggiosa ha generato nei criteri di scelta del contraente. Ma ci rendiamo conto che questo sistema deve essere rivisto. Anche perché ci accorgiamo che perdiamo occasioni di lavoro importanti. E perdere lavoro significa ricchezza in meno per le imprese locali, occasioni occupazionali in meno per gli operatori di questo territorio. Insomma, tutti hanno motivo di rammaricarsi per qualcosa”.

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