Il Trentino Alto Adige, con un tasso di imprenditorialià femminile (quota di cariche ricoperte da donne sul totale) pari al 23,4%, si conferma all’ultimo posto in Italia, in una classifica che vede in testa la Valle d’Aosta (30,4%), l’Umbria (29,9%) e il Molise (29,8%). Veneto quart’ultimo con il 26% e Lombardia penultima a quota 24,9%. Lo evidenzia l’indagine su “L’imprenditoria femminile in Italia”, condotta dal Centro studi CNA.

CNA Impresa Donna è impegnata sia in Trentino sia in Alto Adige in progetti per lo sviluppo o il sostegno dell’imprenditoria femminile. In Trentino è appena partito il progetto per agevolare le successioni d’impresa coinvolgendo un numero maggiore di donne, in Alto Adige sono in corso di approfondimento misure di sostegno innovative indirizzate alle imprenditrici madri o che devono accudire i genitori. 

 

Le cifre

Sono 2,8 milioni i ruoli svolti dalle donne nelle imprese italiane e rappresentano oltre un quarto del totale (26,7%). Di questi: 1.124.799 sono amministratrici, una carica in forte crescita tra le donne nell’ultimo anno (+3,1% contro il +1,7% riferito agli uomini), 840.889 sono titolari d’impresa, 620.572 sono socie d’impresa e 241.418 ricoprono altre cariche. A livello territoriale i tassi di imprenditorialità femminile (quota di cariche ricoperte da donne sul totale) più alti si registrano nel Centro e nel Nord-Ovest del Paese. Il peso relativo delle quote di donne che fanno impresa oscilla, come detto, da un valore minimo del Trentino Alto Adige (23,4%) ad un massimo della Valle D’Aosta (30,4%).

 

In valore assoluto la presenza di donne che fanno impresa appare maggiormente concentrata nel settore del commercio, dove opera il 23,3% del totale, seguito dalle attività di alloggio e ristorazione (10,5%) e dalle attività manifatturiere (10,0%). Per quanto riguarda i settori, gli ambiti di attività nei quali i tassi di imprenditorialità femminile (espressi come numero di donne sul totale) risultano più elevati sono le “altre attività di servizi” (54,1%) – che è l’aggregato che comprende servizi per la persona quali le tintolavanderie, i parrucchieri e i centri estetici -, le attività sanitarie e di assistenza sociale (43,7%) e di alloggio e ristorazione (37,9%).

Tra il 2017 e il 2018 i ruoli apicali tenuti dalle donne sono cresciuti dell’1%, più di quanto hanno fatto i colleghi maschi: nel loro caso, infatti, l’incremento si è fermato allo 0,4%. Tra le diverse tipologie di ruolo è rilevante l’exploit degli amministratori donne, che hanno surclassato i colleghi: la loro crescita l’anno scorso è stata del 3,1% contro il +1,7% della componente maschile. Anche in questa classifica, però, il Trentino Alto Adige è in coda, con un calo dello 0,3%.

I fattori di ostacolo

Tanti sono i fattori di ostacolo all’imprenditoria femminile. “Tra questi – rileva Maria Rosaria D’Agostino, referente di CNA Impresa Donna Trentino Alto Adige – vi è la difficoltà di conciliare gli impegni famigliari con la vita professionale e il persistere di opportunità di guadagno economico non soddisfacenti se considerate sia in termini assoluti che rispetto a quelle maschili. Spesso burocrazia e difficoltà di conciliazione sono le cause di discontinuità lavorativa, che si aggiungono a problemi economici legati a pagamenti mancati o in ritardo e ad una fragilità economica diffusa”.

“Nonostante abbiano di fronte ostacoli ogni giorno – aggiunge Patrizia Balzamà, referente di CNA Impresa Donna Alto Adige –  le lavoratrici indipendenti esprimono un grado di attaccamento alla loro attività tra i più alti d’Europa dichiarandosi soddisfatte della propria attività per il 52% del totale, a testimonianza del desiderio naturale e profondo  di autonomia ed emancipazione ormai ingenerato dalla parità di accesso agli studi. Una percentuale seconda in Europa solo al Regno Unito, dove però il gender gap risulta essere molto più ridotto”.

 

I progetti in Trentino Alto Adige

CNA Impresa Donna si sta muovendo in Trentino con il progetto “Nulla ci appartiene se non il tempo – Successione generazionale d’impresa”. “L’iniziativa – spiega Maria Rosaria D’Agostino – punta ad agevolare il subentro di imprenditrici in aziende prossime alla successione, che altrimenti rischierebbero di chiudere, disperdendo il know how aziendale e mettendo a rischio numerosi posti di lavoro”. In Alto Adige, invece, Patrizia Balzamà sta portando avanti, nel Comitato per l’imprenditoria femminile della Camera di Commercio, lo studio per lo sviluppo di forme innovative a sostegno delle imprenditrici madri o che devono accudire i genitori, ad esempio il temporary manager per portare avanti l’azienda nei periodi di assenza della titolare.