La provincia di Cagliari si classifica nella “top ten” delle province italiane per presenza di start up innovative. A gennaio 2015 le aziende che fanno dello sviluppo, della produzione e della commercializzazione di prodotti o servizi innovativi ad alto valore tecnologico il loro business erano ben 72. Il territorio cagliaritano è comunque un’isola felice perché complessivamente in tutto il territorio regionale sono state registrate solo 99 start up innovative. Lo rende noto la CNA Sardegna commentando i dati ufficiali della sezione speciale del Registro delle imprese delle Camere di commercio e una specifica indagine promossa su questo settore da Unioncamere e Ministero del Lavoro nell’ambito del Sistema Informativo Excelsior.

Secondo i dati resi noti da Unionecamere il trainante settore dell’innovazione tecnologica sta procedendo a grandi passi in tutta la penisola con il Mezzogiorno e il Centro Italia che addirittura stanno marciando più veloci del Nord. Alla fine di gennaio 2015 le start up innovative iscritte alla sezione speciale del Registro delle imprese erano, come detto, oltre 3.200. Nel 2013 sfioravano le 1.300 unità mentre nel 2014 hanno registrato un ulteriore boom con l’apertura di ben 1.829 imprese.

Le start up in Sardegna

Quanto alla dislocazione sul territorio italiano, il maggior numero di start up innovative è ancora ospitato nel Nord Ovest (in particolare la Lombardia e Milano). Segue il Nord Est con le buone performance dell’Emilia Romagna e, a livello provinciale, di Trento. Come detto è però in crescita esponenziale il contributo fornito dal Mezzogiorno, di poco inferiore a quello del Nord Est, e quello del centro Italia.

In Sardegna le start up innovative attive alla fine di gennaio 2015 sono 99, pari al 3,1% delle start up italiane.

Come detto Cagliari rientra nella top ten delle province che registrano le migliori performance classificandosi al decimo posto con il 2,2% delle startup nazionali (72) a pari merito con Padova. Milano è la provincia più innovativa con 470 giovani aziende che rappresentano il 14,7% di tutte le start up innovative italiane.  

L’identikit

Quanto all’identikit fornito dallo studio Unioncamere, le start up innovative sono aziende per lo più italiane e molto motivate. Hanno voglia di crescere, di investire sul futuro e, nel corso del 2015, hanno anche intenzione di accrescere il proprio personale. Peccato che cerchino professionalità altamente qualificate, prevalentemente con formazione ingegneristica e scientifica, che nella maggior parte dei casi non riescono a trovare in Sardegna.

Le start up innovative – si legge nell’analisi dell’Unioncamere – sono giovani, dinamiche e ipertecnologiche, ma pagano il prezzo di una burocrazia asfissiante e di una notevole difficoltà di accesso al credito. Per oltre tre quarti queste aziende si occupano di servizi, poco più del 18% di industria e il 4% di commercio. Tra le start up del settore manifatturiero la prevalenza va all’ICT (aziende che sviluppano la parte hardware e altre tecnologie di base), mentre – nonostante gli incentivi governativi – non decollano l’energia (12%) e il sociale (3%).

Sono attive principalmente sul mercato internazionale (un terzo del totale nel caso delle start up manifatturiere) e il 34% su tutto il territorio nazionale. La quota delle start up che si muovono soprattutto sul mercato “di prossimità” (provinciale o regionale) è  del 30%.

L’accesso al credito

Tra le maggiori criticità riscontrate dallo studio c’è la grande difficoltà per le start up innovative di reperire il denaro necessario per continuare a lavorare, di accedere al credito e di avere a che fare con complicate procedure amministrative. D’altronde non si tratta di iniziative imprenditoriali che hanno bisogno di grandi capitali per partire. La maggior parte ha infatti iniziato con un finanziamento di non più di 50mila euro e guadagni modesti: nel 2014 il 40% delle startup italiane ha fatturato 25mila euro, il 15% 26-50mila euro e un ulteriore 25% tra i 51 e i 250mila euro

Superata la fase di avvio, quasi la metà delle aziende tecnologiche preferisce avvalersi di risorse proprie  per continuare l’attività, circa un terzo confida nei finanziamenti pubblici, il 27% nell’ingresso nel proprio capitale di business angel o società di venture capital. Un altro 26% punta sui prestiti bancari, il 24% è pronto ad aprire l’impresa a nuovi soci e solo il 14%  prova a farsi finanziare da altre “persone” attraverso un sistema di crowdfounding.

L’analisi

«Le start up rappresentano un importante elemento di innovazione e possiedono un significativo potenziale occupazionale», commentano Pierpaolo Piras e Francesco Porcu, rispettivamente presidente e segretario regionale della Cna Sardegna. «Per essere pienamente sfruttato questo potenziale ha però bisogno di un accesso più diretto ed efficace alle leve finanziarie (pubbliche e private) necessarie per consentire il salto di qualità e la loro stabilizzazione sul mercato. Per favorire le giovani imprese e permetterne lo sviluppo in tutto il territorio sardo – proseguono Piras e Porcu – bisogna semplificare anche in Sardegna le procedure amministrative, ridurre il carico fiscale e favorire l’accesso al credito.

Vanno in questa direzione la cancellazione dell’Irap per 5 anni e l’accordo Regione/Sfirs/Banco di Sardegna rivolto anche alle startup  e finalizzato al sostegno delle attività innovative con l’assistenza del Fondo regionale di garanzia che prevede la concessione di un’anticipazione da parte del Banco di Sardegna fino all’80% dell’incentivo pubblico stanziato da Sardegna Ricerche per una somma massima di 50.000 euro».