La filiera agroalimentare parla la lingua degli artigiani

“La pandemia ha messo in luce il valore del saper fare artigiano e della piccola impresa che è riuscita a reinventarsi e adattarsi ad un evento straordinario in cui il mondo ne è uscito cambiato: sono cambiati i processi lavorativi ma anche culturali. Abbiamo quindi il dovere di valorizzare le piccole e medie imprese, riconoscendole come la vera ossatura del nostro sistema economico”. Così il presidente della CNA, Daniele Vaccarino, intervenendo al convegno “Cibo: orgoglio italiano” che si è svolto questa mattina, in videoconferenza, con la partecipazione del ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali, Stefano Patuanelli.

Vaccarino nel suo intervento ha ribadito la necessità di valorizzare l’intera filiera agroalimentare. “Il ruolo dell’agricoltura in Italia è centrale, ma crediamo sia necessario un maggior peso alla ‘seconda A’, quella che riguarda l’alimentare. Le imprese hanno dimostrato di saper esportare i prodotti e competere sugli scenari internazionali. Dobbiamo quindi aiutare le nostre imprese, cercando di valorizzare la diversità dei nostri prodotti. Per farlo, però, è necessario istaurare un rapporto forte e duraturo tra istituzioni e associazioni di categoria. La nostra esperienza come associazione di rappresentanza sarà utile per portare in sede europea le istanze delle piccole imprese della filiera”.

Il presidente della CNA, infine, ha toccato il tema della burocrazia. “Dobbiamo constatare che da 15 anni nessun governo a nessun livello si è posto il problema della semplificazione – ha sottolineato Vaccarino -. Bisogna cambiare metodologia se si vuole iniziare a pensare alla semplificazione burocratica. Un primo passo può essere fatto attraverso la digitalizzazione, ma sappiamo bene che la strada da percorrere è molto lunga”.

Per il ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali, Stefano Patuanelliil lavoro artigiano è sinonimo di passione che è l’ingrediente fondamentale per la filiera dell’agroalimentare. Una filiera estremamente variegata sia per le imprese che la compongono sia per i suoi prodotti che variano da un territorio all’altro. Per valorizzare questa nostra diversità a livello europeo il lavoro artigiano è l’unica modalità possibile, perché viene svolto con passione. Questo non è un compito facile, sappiamo bene come la diversità rende le produzioni limitate. Ma la pandemia ha riacceso i riflettori sulle piccole produzioni locali. In questo senso un aiuto concreto può essere dato dalle istituzioni, dotando le piccole imprese di strumenti finanziari che permettano loro di concorrere nei mercati esteri, ma anche di strumenti per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità ambientale. In questo mi impegno a lavorare insieme alle associazioni di categoria, come la CNA per poterli costruire insieme”.

Il ministro si è poi soffermato sulle politiche dell’Unione europea in campo agroalimentare: “Ci stiamo battendo affinché l’Europa possa definire regole che siano valide in tutti i Paesi, senza penalizzare le diversità dei prodotti agroalimentari. Il nutriscore ne è un esempio: un’etichetta che se viene autorizzata condiziona la scelta del consumatore, invece di informarlo”.

Per quanto riguarda la burocrazia, il ministro ha affermato che non si tratta tanto di un problema normativo, quanto di un cambiamento culturale. “Le istituzioni devono imparare a fidarsi degli imprenditori cercando di snellire gli innumerevoli passaggi burocratici a cui sono sottoposti, ma non basterà un decreto per poterlo attuare. Le imprese dell’agroalimentare – ha concluso il ministro – possono riuscire a distinguersi investendo maggiormente in innovazione tecnologica per riuscire a superare il mercato locale e poter competere sugli scenari internazionali”.

“L’anno appena trascorso è stato un anno difficile, abbiamo sofferto, in molti hanno chiuso, ma la maggior parte delle imprese ha resistito, reinventano in molti casi il proprio modo di lavorare, adattandosi alla situazione emergenziale – ha affermato il presidente di CNA Agroalimentare, Mirco Della Vecchia, introducendo i lavori del convegno -. Ne è un esempio l’uso che è stato fatto dei ristori: in molti casi sono stati utilizzati come investimenti, soprattutto tecnologici. Le nostre imprese, in un anno, sono riuscite a fare ciò che di solito viene fatto in una decina di anni, e questo anche grazie al fatto che molte procedure sono state semplificate per via della pandemia. Per ripartire – ha concludo Della Vecchia – occorre sburocratizzare, non riducendo i controlli che sono fondamentali per la sicurezza e la tutela del consumatore, ma attraverso un’armonizzazione e un coordinamento tra enti certificatori”.

Il responsabile di CNA Agroalimentare, Gabriele Rotini, nel suo intervento si è soffermato sull’importanza della filiera per il nostro sistema economico “Le produzioni agroalimentari sono il nostro elemento distintivo – ha sottolineato Rotini -. Il food è tra i settori di punta del Made in Italy, che incide per il 15% sul Pil e si è dimostrato il più resistente all’onda d’urto della pandemia. Troppo spesso, però, si parla di agricoltura e non dell’intera filiera agroalimentare. Ne è un esempio il Piano di ripresa e resilienza che ha destinato alla sola agricoltura 7 miliardi, non tenendo conto delle altre imprese che la compongono. Quando uno dei componenti si blocca tutto il resto ne risente”.

Per quanto riguarda le politiche dell’Unione europea strettamente legate alla filiera agroalimentare, per CNA Agroalimentare è necessario includere le piccole imprese dell’agroalimentare, cercando di ampliare il raggio di tale strategia su tutta la filiera. Una delle battaglie da sempre seguite dalla CNA riguarda il tema dell’etichettatura nutrizionale. CNA Agroalimentare ritiene che la proposta italiana del NutrInform Battery costituisca la miglior rappresentazione grafica dei valori nutrizionali degli alimenti dal punto di vista dell’immediatezza, facilità di comprensione e capacità educativa. E’ un’etichetta che informa il consumatore e non è di tipo allarmistico.