conoscenza

È propagabile a costo zero. Non esauribile. Non divisibile, anzi, condivisibile. È la conoscenza, ed è il nuovo motore dell’economia. È l’informazione che evolve grazie all’esperienza cognitiva. Mentre l’informazione si rigenera attraverso automatismi moltiplicativi, la conoscenza si arricchisce grazie all’apprendimento. E così, se il tradizionale modello di produzione si basava sulla trasformazione della materia, l’economia della conoscenza fa leva su innovazioni in grado di aggiungerle valore. Reinvestire profitti nella produzione di nuove conoscenze diventa in quest’ottica la nuova frontiera. Sviluppatori e data scientist generano utilità non riproducendo in serie materia trasformata, ma trasformando i prodotti finiti attraverso conoscenze innovative. Apparentemente quell’oggetto rimane identico a se stesso, ma in realtà si arricchisce di nuovi significati. La stella polare, in questo contesto, non è più l’accumulazione nel tempo del capitale. Ma un capitalismo cognitivo in cui il valore dei beni è legato a elementi immateriali.

Conoscenza, motore di sviluppo economico

Un modello ispirato al guadagno di efficienza, moderno motore di sviluppo economico. In fondo la conoscenza, una volta utilizzata, non si esaurisce. Ma anzi, quando gli usi potenziali di quella conoscenza si sommano, creano valore senza generare ulteriori costi. A patto che si sia consapevoli che il mercato risponde a logiche molto diverse dal passato: si fonda sulla capacità di trasformare bisogni in desideri e di generare gratificazioni, più che di soddisfare necessità. E gli automatismi moltiplicativi tornano utili in questo processo; replicando preferenze e associando gusti a categorie in continua trasformazione creano, a ben vedere, modelli personalizzati. A costo zero: è la macchina a generare le associazioni, ma è la conoscenza cognitiva, al 100% umana, a interpretarle. Per dare vita a una materia tagliata su misura di chi l’ha richiesta e desiderata, che si fiderà e tornerà a cercarla.

Il prodotto cognitivo è fruito se vissuto

Il coinvolgimento è maggiore che in passato, quando il consumatore si limitava a esaurire, con l’utilizzo, il prodotto. Il prodotto immateriale, per essere impiegato, presuppone conoscenze cognitive rilevanti, un coinvolgimento emotivo e quindi un consumatore preparato a un certo tipo di esperienza. Questo vuol dire che il prodotto cognitivo si arricchisce di valore una volta fruito, restituendo un’esperienza. È questo il ritorno dell’investimento in conoscenza che, riproducendosi, garantisce l’ottimizzazione dei processi e promette di indirizzare risorse alla riduzione dei costi e al guadagno di efficienza.

Dentro il motore del processo di apprendimento ci sono insomma ingranaggi ben oleati. Il lubrificante resta l’elemento umano, condito per sua natura di incertezza, sforzo di valutazione, chiarificazione e azione. Strumenti preziosi per varcare le nuove frontiere dell’economia: quella della conoscenza.