La rappresentanza alla sfida della rivoluzione digitale

La rivoluzione digitale modifica la vita quotidiana delle persone e investe l’intero sistema economico e produttivo. Ma non è confinata dentro il perimetro della tecnologia: è un fenomeno che scuote la società nel suo complesso, ridisegna il sistema delle relazioni.

Il mondo della rappresentanza non può essere escluso da un processo così profondo ed è per questo motivo che CNA ha deciso di inserire il tema della rivoluzione digitale e la rappresentanza nel percorso di formazione dedicato a segretari e direttori, uomini e donne chiamati a gestire il cambiamento, affrontare le sfide generate da una rivoluzione culturale prima ancora che tecnologica e industriale. Il mondo della rappresentanza oggi più che mai è chiamato a svolgere il prezioso ruolo di raccordo tra rapida innovazione e crescita della domanda di competenze.

Dopo il primo appuntamento dedicato alla nuova geopolitica e alle trasformazioni economiche e sociali globali, il programma di alta formazione della Confederazione si concentra nel secondo modulo sulla rivoluzione digitale. Una due-giorni che si è conclusa oggi. Ad aprire, Marco Taisch, professore del Politecnico di Milano, intervenuto sui cambiamenti strutturali e sul passaggio cruciale da industria 4.0 a impresa 4.0. “Si può ‘resistere’ alle tecnologie digitali? Si può procedere, avanzare, senza? Un’impresa, un artigiano, può farlo? E’ l’uomo la risorsa più grande che abbiamo. Con le sue competenze acquisite nel tempo – ha detto – tramite l’esperienza e con quelle tecnologiche più recenti, è la risorsa umana che deve stare al passo, aggiornandosi e ri-formandosi man mano. Perché sono le competenze che salvano i posti di lavoro. Se non ci fossero le persone capaci di saper interpretare i dati che le macchine ci forniscono questi ultimi non servirebbero a nulla”.

Su rappresentanza e lobby invece si è soffermato Antonio Funiciello, già capo dello staff del presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni. Funiciello ha sottolineato l’importanza delle associazioni, come interlocutore e strumento essenziale di relazione con Governo e istituzioni nazionali e locali. Un corpo intermedio fondamentale, interlocutore attivo col Governo. CNA, secondo Funiciello, ha sempre avuto una visione generale del Paese. La sua forza sta nella sua storia oltre che nella sua capacità di proposta. Le competenze pagano anche in questo campo.

L’ultimo intervento che ha concluso la due-giorni di formazione è stato del professor Massimo Cacciari, dell’Università San Raffaele di Milano che ha invitato il mondo associativo a “trasformare le trasformazioni”, partendo dal presupposto che la rappresentanza non può essere pura delega e dal ruolo chiave delle associazioni, in una fase come l’attuale di indebolimento del welfare. In virtù del principio di sussidiarietà, ha osservato Cacciari, possono nascere piattaforme associative determinanti per coprire i vulnus come quelli ad esempio nel sistema dell’assistenza sociale nel nostro Paese. E la politica deve riconoscerne il ruolo. “Senza i corpi intermedi la democrazia non funziona” ha concluso Cacciari.

“Il piano strategico 2018-2021 di CNA  ha quattro aree prioritarie: rappresentanza, sistema, comunicazione, competenze. Tutte le azioni di formazione che stiamo organizzando si posizionano nelle strategie e nelle linee individuate per l’area Competenze” – sottolinea il direttore della Divisione Organizzazione e Sviluppo del Sistema, Armando Prunecchi.  “Investire e sviluppare competenze e professionalità è pertanto tra i nostri principali obiettivi” – continua Prunecchi – “puntiamo molto sull’importanza della formazione promuovendo numerose attività che coinvolgono gli imprenditori, i ruoli apicali del sistema fino ad un numero importante dei dipendenti e collaboratori del sistema CNA”.

“La trasformazione digitale e quindi tutto il tema di impresa 4.0 – rileva il direttore della Fondazione Ecipa, Giuseppe Vivace – pone una questione fondamentale: il tema delle competenze. Le nuove tecnologie senza le competenze, e quindi senza il governo dei dati, sono deboli se non marginali per la produttività delle imprese. Da qui l’importanza – conclude Vivace – della formazione, su cui CNA sta puntando per dare sempre più valore competitivo alle nostre piccole e medie imprese”.

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