Abusivismo nel settore dei Servizi alla Persona

(acconciatori ed estetiste)

Il mondo del benessere è ricco di fascino e di opportunità. Le professioni di acconciatore ed  estetista permettono, a chi le intraprende, di esprimere creatività e capacità imprenditoriali.

La professione di acconciatore, oggi, significa essere un professionista dell’immagine e della bellezza. L’estetista offre grande professionalità e competenza.

Queste sono professioni dinamiche, che crescono in un mercato che quotidianamente pone sfide più grandi: quello della bellezza e della cura di sé.

Acconciatori ed estetiste si aggiornano costantemente e ciò favorisce la crescita dei titolari, ma anche dei collaboratori.

Una categoria in continua evoluzione che deve guardare ai valori futuri e all’importante eredità dei mestieri del passato che possono proporre evoluzione e sviluppo. Una categoria in trasformazione, specie quella degli acconciatori, che deve fondare il suo sviluppo sui valori e sull’importante eredità dei mestieri del passato, ma affrontando l’attuale crisi per fare spazio e cogliere gli stimoli e le opportunità di crescita.

 

I numeri del settore

Per capire quanto è potenzialmente vasto il settore della bellezza: in Europa ci sono circa 400.000 saloni, più di 1 milione di addetti (che rappresentano circa l’8% di tutto il settore servizi europeo) e approssimativamente 350.000.000 di possibili clienti. 

In Italia le imprese di acconciatura sono all’incirca 80.000 con quasi 170.000 addetti; le imprese del settore estetica-benessere sono approssimativamente 31.000 con circa 95.000 addetti. Il fatturato dell’intero settore è 6 MLD euro.

 

In Toscana le imprese nel settore acconciatura sono più di 9.000 e circa 4.000 nel settore estetica; la dimensione media è di 2,2 addetti. Il 93% delle imprese sono artigiane e queste occupano il 95,3% degli addetti del settore che sono in totale oltre 28.500.

 

I consumi di cosmetici in Italia superano € 9.500milioni, con una lieve contrazione rispetto a qualche anno fa. L’onda lunga della crisi ha imposto una trasformazione dei canali nei quali il consumo indiretto di cosmetici è più condizionato: è il caso dei canali professionali, estetica e acconciatura, che registrano i cali di mercato più evidenti.

 

Il settore benessere è una componente importante della nostra economia

Le aziende del settore operano  con professionalità, qualità e dinamismo; vi lavorano molte persone giovani ed intraprendenti che assicurano il pieno rispetto di tutte le norme igienico-sanitarie: sterilizzazione degli strumenti, igiene degli operatori, utilizzo di cosmetici ed apparecchiature, una garanzia per il cliente.

Purtroppo con la crisi anche questo settore ha subito una flessione. La qualità è l’unica strada per imporsi e resistere sul mercato. Ma in tempo di crisi aumenta il fenomeno dell’abusivismo. Secondo stime CNA, oltre il 50% delle attività si svolge in modo non regolare, molto spesso a domicilio del cliente o in altri luoghi nei quali non sono rispettate le normative igienico sanitarie.

Troppo spesso il problema è stato sottovalutato, ma oggi questa situazione non è più tollerabile. Da un lato occorre che le istituzioni e gli organi di vigilanza operino maggiori controlli su questo fenomeno: a Polizia municipale, Asl, Nas, Guardia di Finanza ecc.. CNA chiede di impegnarsi per colpire in maniera forte l’abusivismo, ma occorre anche un impegno per costruire sinergie comuni al fine di combattere l’illegalità e creare nuove opportunità di occupazione.

 

Lotta aperta quindi agli abusivi. E’ questa la richiesta che viene dalla categoria e che CNA Benessere e Sanità sta portando avanti con grande impegno.

Chi svolge attività abusiva non paga le tasse, non rispetta i requisiti igienico sanitari, non  utilizza correttamente apparecchiature e cosmetici. Si tratta di concorrenza sleale ed il danno economico nei confronti delle aziende regolari è altissimo se si pensa alla diffusione che il fenomeno ha raggiunto.

 

L’abusivismo non danneggia soltanto le imprese regolari, ma ha anche un effetto devastante sulla comunità nel suo complesso in termini di “costi sociali”. Si pensi all’ammontare delle tasse non pagate, dei contributi non versati e all’impatto che questo ha sui servizi sociali, di cui magari l’abusivo stesso usufruisce a piene mani perché risulta disoccupato.

I clienti devono capire che dietro una piega a 8 euro si nasconde una realtà fuorilegge che danneggia i servizi per l’infanzia, per gli anziani e i disabili, per il trasporto pubblico, per lo sviluppo delle infrastrutture. L’abusivo vive sulle spalle di tutti i cittadini onesti che pagano le tasse.

 

Vi è poi l’aspetto relativo ai danni che gli abusivi possono causare ai clienti: dermatiti, micosi, funghi, allergie, dovute a epilazioni non corrette, prodotti non testati, scaduti o di scarsa qualità; traumi muscolari e danni ai capillari causati da massaggi non professionali o dall’utilizzo scorretto di apparecchiature, ma anche epatite C provocata da strumenti non sterilizzati correttamente.

Ma chi sono gli abusivi?  Chi opera in maniera totalmente irregolare, completamente sconosciuto al fisco: evasori totali. Spesso sono ex acconciatori o estetiste che cessano l’attività regolare e continuano a lavorare allestendo veri e propri negozi in casa o girando con la valigetta. Oppure sono dipendenti di saloni che, dopo l’orario lavorativo, vanno ad eseguire le prestazioni nelle case dei clienti per poi, pian piano, scivolare del tutto nell’illegalità. Ci sono poi gli studenti delle scuole di settore, che il mercato non riesce ad assorbire.

Diverso, ma altrettanto grave il fenomeno dei centri gestiti da cittadini di nazionalità asiatica che, dietro a prezzi stracciati, nascondono tutta una serie di irregolarità che devono essere sanzionate e in alcuni casi anche centri a ‘luci rosse’, che compromettono gravemente l’immagine dell’intera categoria delle estetiste.

 

Ciascuno deve fare la propria parte mettendo in campo le proprie responsabilità e competenze. E’ importante stringere il cerchio attorno a queste persone che operano nella più completa illegalità, far capire loro che non c’è più terreno fertile.

 

 

Abusivismo nel settore dei fotografi professionisti

I fotografi professionisti vivono una situazione di oggettiva difficoltà di mercato e sono molte le attività costrette a cessare. La crisi ormai da vari anni è stringente, il lavoro diminuisce e gli incassi sono fortemente ridimensionati.

 

I numeri del settore

In Italia ci sono circa 11.880 fotografi professionisti, di cui circa 600 in Toscana.

I fotografi professionisti offrono non solo un prodotto, ma soprattutto competenze, qualità e professionalità. Essi detengono nei loro archivi l’importante valore della “memoria”, un patrimonio anche dal punto di vista del business.

I fotografi professionisti si aggiornano costantemente e questo vuol dire crescita professionale. CNA ne organizza alcuni eventi formativi e partecipa ad altri, sia a carattere nazionale che internazionale. CNA Comunicazione, sia nel livello nazionale che in quelli regionali e provinciali, organizza e partecipa all’organizzazione di incontri d’aggiornamento continuo e qualificazione costante.

 

Purtroppo i fotografi irregolari equivalgono per numero a quelli professionali. Il fenomeno del lavoro nero è molto diffuso in questo settore.

Ci sono troppe forme di lavoro abusivo svolto da persone che a vario titolo operano in maniera non regolare e senza partita Iva. Ci sono fotografi improvvisati per le cerimonie: eventi di enti pubblici, manifestazioni sportive, sagre paesane, cresime, comunioni, matrimoni ed altro ancora.

Anche le pubbliche amministrazioni, Comuni, Province, Comunità Montane ecc., talvolta affidano  a fotoclub o amatori la realizzazione di campagne per l’immagine dei propri enti. Nessuno vuole attivare battaglie corporative, ma chi decide di misurarsi sul campo dovrebbe avere almeno l’onestà di rispettare le regole, quindi prendere una partita Iva e affrontare gli stessi costi dei fotografi professionisti iscritti alla Camera di Commercio.

Il momento è particolarmente difficile e l’opera degli abusivi crea danno non solo ai professionisti, ma anche all’erario in quanto evadono il fisco.

Troppo spesso il problema del sommerso è stato sottovalutato, ma oggi questa situazione non è più tollerabile.

Qualcosa si può e si deve fare da subito: intanto basta applicare le regole esistenti e affidare i servizi commissionati dalla pubblica amministrazione solo a fotografi professionisti iscritti alla Camera di commercio e in possesso della partita Iva. Inoltre nelle cerimonie di matrimonio che si svolgono nei locali del Comune, o in ogni altro tipo di manifestazione in cui è coinvolta la pubblica amministrazione, ma anche nelle cerimonie religiose, è sufficiente che preventivamente venga dichiarato il nominativo del fotografo autorizzato al servizio fotografico, che dovrà essere necessariamente un professionista abilitato ed in regola.

I fotografi professionisti chiedono semplicemente che si rispettino le regole e le leggi e che ci sia un maggior controllo da parte della pubblica amministrazione.

 

Abusivismo nel settore Moda

Il settore moda vive una situazione  di crisi che investe ormai l’intero comparto da circa 4 anni. In particolare per il conto terzi, anche se alcune tipologie di attività, soprattutto nel segmento medio alto, grazie alle esportazioni hanno retto meglio.

Il comparto è ancora in grado di dare molto all’economia, nonostante tutte le difficoltà del momento; il Made in Italy rappresenta un valore aggiunto per i nostri prodotti, ma a condizione che venga realizzato in Italia dalle sapienti mani di ARTIGIANI esperti e qualificati.

C’è poi il fenomeno della contraffazione non legato, come nel passato, a imprese marginali, ma che fa parte di un sistema complesso ed articolato.

 

I numeri del settore

Le aziende artigiane di confezioni e pelletteria in Toscana sono 9.287 unità, con oltre 30.000 addetti (a livello nazionale sono 42.919 imprese). È il tessuto diffuso della piccola impresa manifatturiera, non solo subfornitrice di grandi marchi della moda, ma capace di competere sui mercati internazionali con un prodotto proprio di alta qualità, sposando i linguaggi e gli strumenti di comunicazione contemporanei del mondo fashion.

 

Il gruppo dirigente di CNA Federmoda da tempo mantiene in evidenza verso le istituzioni il dumping, un fenomeno di concorrenza sleale che ormai colpisce tutto il comparto soprattutto per la presenza di gruppi di neo aziende composte da personale spesso di origini asiatiche, che si propongono sul mercato con prezzi inferiori di oltre il 50% rispetto alle imprese tradizionali. Il fenomeno, concentrato soprattutto nell’area pratese e fiorentina, si è esteso negli anni a tutta la Toscana. Dopo i tragici fatti verificatisi a Prato, le autorità preposte hanno intensificato i controlli sulle aziende che operano in maniera non regolare, adoperano talvolta lavoro sommerso e svolgono l’attività in locali non conformi alle normative. Ma questo non è sufficiente a debellare il fenomeno che è in continua espansione.

 

Fonti INDICAM, WTO e OCSE: stimano tra il 7% e il 20% il peso delle vendite di merci contraffatte sull’intero commercio mondiale [il 20% riguarda tessile, moda e abbigliamento, nell’UE si stima un 22%]; in Italia si parla di un valore d’affari stimato in 7 miliardi di euro, il 50% di questi è riferito all’area TAC; stimano in 270.000 i posti di lavoro persi negli ultimi dieci anni a livello mondiale a causa della contraffazione, 125.000 di questi nella Comunità Europea; l’OCSE segnala particolare attenzione al fenomeno e alle sue connessioni con elementi del terrorismo internazionale e delle organizzazioni criminali.

La Camera Commercio Internazionale stima che a livello mondiale, entro l’anno 2015, il settore del falso costerà alla comunità circa 1.700 miliardi di dollari e che il fenomeno crescente metterà, nel periodo, a rischio ogni anno 2,5 milioni di posti di lavoro regolare.

 

L’impegno del gruppo dirigente di CNA Federmoda è rivolto a tutelare e valorizzare i prodotti italiani e combattere la contraffazione. Legalità ed eticità sono valori imprescindibili e CNA Federmoda da sempre presidia l’attenzione verso il rispetto delle regole,  la ricerca di una sostenibilità economica per tutte le fasi di filiera ed azioni specifiche a supporto dell’etica d’impresa.

 

Da sempre CNA Federmoda sostiene azioni che tendano a dare trasparenza lungo tutta la filiera del settore moda; inoltre riteniamo che devono essere sviluppate azioni di informazione e formazione per un consumo consapevole soprattutto verso le giovani generazioni. L’irregolarità non può divenire una modalità operativa accettata: la qualità e capacità produttiva della filiera italiana sono apprezzate nel mondo e rappresentano l’essenza del made in Italy,  e questo non può venire messo in discussione da operatori non regolari. Le norme vanno rispettate senza se e senza ma: per questo CNA sarà sempre in prima fila.

CNA Federmoda sta portando avanti numerose iniziative per valorizzare le imprese e il made in Italy, anche attraverso importanti iniziative, come Artigiano Contemporaneo.

Artigiano Contemporaneo è il marchio collettivo dell’eccellenza manifatturiera italiana, lanciato da CNA Federmoda Toscana già dal 2012 per valorizzare e promuovere le imprese dell’alta manifattura artigianale della moda, un concetto di lusso non legato al brand, ma alla qualità e alla buona fattura. Il nuovo artigianato esalta il lavoro manuale, la piccola produzione e la cura dei dettagli; si riappropria della contemporaneità con i più evoluti linguaggi del fashion, del web e dei mercati globali. Da qui nascono: il portale www.artigianocontemporaneo.it, i canali social, i fashion event. Artigiano Contemporaneo è su Facebook e Twitter, dove è possibile tenersi aggiornati su tutte le iniziative e su quanto accade online e offline sul tema del made in Italy creativo, fashion e artigianato d’eccellenza nel settore della moda.

 

Da ricordare il sostegno della filiera moda messo in atto da CNA Federmoda nazionale, in particolare con il marchio “manifattura italiana”. L’iniziativa è l’evoluzione di un progetto che ha visto CNA Federmoda impegnata nella promozione dell’intera filiera moda italiana sui mercati internazionali e si trasforma in un marchio che potrà essere utilizzato dalle imprese che realizzano le loro produzioni interamente in Italia e sono in possesso della certificazione di “Ideato e Realizzato in Italia” rilasciata dal Comitato di Certificazione di Unionfiliere (Organismo di Unioncamere) grazie ad un accordo proprio con CNA Federmoda. Con il lancio di “manifattura italiana” CNA Federmoda ha messo a disposizione delle imprese uno strumento efficace che garantisce l’origine italiana dei prodotti, uno strumento dotato di un piano di comunicazione adeguato e che può contare sulla costante presenza di CNA Federmoda nei principali contesti del sistema moda e sul vasto sistema di relazioni che l’Associazione ha nello scenario internazionale.

 

Ma ancora tutto questo non basta: la contraffazione, il lavoro non regolare, la concorrenza sleale mettono i freni a tanta buona volontà di sviluppo e del saper fare. Occorre anche una vera  semplificazione,  eliminare o almeno ridurre adempimenti, duplicazioni, cumulo di obblighi verso gli stessi soggetti della P.A.

Inoltre una migliore legislazione nazionale e soprattutto europea verso la  marcatura dell’origine dei prodotti rappresenta un importante fattore competitivo per le produzioni made in Italy e uno strumento di tutela del consumatore; su questo punto ci sono ancora molte resistenze, ma spetta alle istituzioni nazionali ed europee fare le scelte necessarie per una giusta soluzione.

 

Le proposte CNA per combattere l’abusivismo

        

CNA Federmoda, Benessere e Comunicazione auspicano la nascita di tavoli provinciali con tutte le componenti istituzionali, associative, e gli organi di vigilanza, coordinati da Camera di commercio e/o Prefettura, con il compito di monitorare il fenomeno e predisporre azioni coordinate.

Gli organi di vigilanza dovranno effettuare maggiori controlli su questo fenomeno: a Polizia municipale, Asl, Nas, Guardia di Finanza ecc.. chiediamo di impegnarsi per colpire in maniera forte l’abusivismo, ma anche un impegno per attuare sinergie comuni per combattere l’illegalità e creare nuove opportunità di occupazione.

I tavoli sulla legalità, oltre ai controlli, dovranno preparare programmi e campagne per informare il cittadino sui rischi che corre ogni qualvolta ricorre all’utilizzo di servizi e prodotti non regolari. Occorre quindi un forte impegno a mettere in atto una campagna informativa territoriale in modo da valorizzare le attività regolari che operano in qualità e professionalità.

 

Una prima iniziativa concreta di CNA:

#IMPRENDITORIONESTI

Concorrenza sleale, abusivismo, contraffazione sono fenomeni diffusi che colpiscono le imprese sane che creano onestamente ricchezza. Chi agisce al di fuori delle regole colpisce l’economia sana, inquina la professionalità delle imprese che operano nella legalità, minaccia l’immagine del Made in Italy.

Per contrastare l’illegalità CNA Toscana è a fianco dei propri imprenditori: chiedendo l’applicazione degli strumenti di controllo e tutela; assistendo le imprese negli adempimenti necessari al rispetto delle regole; lanciando un messaggio positivo, contenuto in una campagna di comunicazione per valorizzare i volti dei milioni di imprenditori che lavorano onestamente, mandando avanti l’economia del nostro Paese.

Un’azione condivisa, collettiva e virale a tutela del Made in Italy e della professionalità dei nostri #imprenditorionesti.

Una pagina facebook per diffondere il racconto e le esperienze di chi lavora onestamente: https://www.facebook.com/imprenditorionesti

Un indirizzo email per chiedere informazioni e fare segnalazioni a CNA: imprenditorionesti@gmail.com.