CNA COSTRUZIONI valuta la Legge di Bilancio 2018 un dispositivo normativo che presenta luci ed ombre. Molti gli aspetti positivi, come i molti nuovi fondi per le infrastrutture, la proroga e il rafforzamento dei bonus (ristrutturazioni, efficienza energetica, sismica), gli incentivi fiscali per l’industria e per le assunzioni di giovani, insieme ad alcune misure specifiche come le semplificazioni ambientali, il ripristino dei contributi per gli immobili privati vincolati.
Ma anche molte misure che preoccupano il settore, tra le quali segnaliamo il mancato superamento dello Split Payment e il mantenimento al 60% del tetto dei bandi delle concessionarie autostradali, anziché alzarlo all’80% dal 18 aprile prossimo, com’era previsto nel Codice appalti 2016.
Il primo caso (split payement) produce una perdita di liquidità per le imprese del settore di 2,4 miliardi di euro per il 2018, che si aggiungono a 1,3 miliardi di euro all’anno per gli anni precedenti da quando è entrato in vigore lo split. Questo fatto aggrava ulteriormente l’equilibrio economico/finanziario delle imprese poiché costringe queste ultime, visto il mancato incasso dell’IVA, a ricorrere ad un maggiore credito bancario. Le difficoltà di accesso al finanziamento delle imprese edili, l’elevato tasso di indebitamento ed il costo del credito più elevato rispetto alla media degli altri settori economici, sono fattori che il legislatore non ha tenuto per niente in considerazione nel momento della decisione di prorogare e rafforzare il sistema dello split payement. Proprio per queste ragioni, a tutela ed in difesa delle imprese del settore, CNA Costruzioni, insieme alle altre Associazioni nazionali di categoria, ha denunciato alla UE la decisione del Governo italiano.
Il secondo caso (concessioni autostradali) rappresenta una forte lesione alla concorrenza nel mercato dei lavori pubblici, con specifico riferimento al settore delle concessioni autostradali caratterizzato da una diffusa assenza del confronto concorrenziale tra le imprese. Nel corso degli ultimi anni il ricorso ai lavori “in house” a danno di quelli realizzati in gara è stato evidente: quote di mercato molto importanti sono state sottratte alla concorrenza. L’approvazione della norma in questione ampliando la quota di lavori da realizzare in house dal 20% al 40% sottrarrà dal mercato concorrenziale dei prossimi anni almeno 3 miliardi di euro di investimenti.

Di seguito si presenta una sintetica, ma puntuale disamina delle norme di particolare interesse per le imprese del settore costruzioni.