Da Vietri alla Tour Eiffel. “Volare per…”

Era tra i 19 italiani che nell’ottobre scorso hanno rappresentato il nostro Paese, in occasione dell’anniversario della Grande Esposizione universale di Parigi, dentro la Tour Eiffel. Il Dalai Lama, Alberto Bevilacqua, Spadolini, Luciano De Crescenzo e Dacia Maraini gli hanno dedicato una frase e Vittorio Sgarbi è tra i suoi estimatori. Eppure a Vietri sul mare – dove quasi ogni famiglia vanta un ceramista e tutti lo chiamano Maestro – dicono che Lucio Ronca non si sia mai montato la testa. “L’opera d’arte è un pensiero che si manifesta nello spazio senza confini e barriere – spiega -. Un pensiero che trova la sua massima realizzazione nell’essere condiviso con gli altri. E per quanto dietro possa esserci una progettualità, l’opera resta l’impressione di un sentimento”. Sarà che prima di diventare Maestro d’arte, Lucio Ronca, ne ha fatta di gavetta: “A 7 anni plasmavo già l’argilla – racconta – in una soffitta vicino casa”. Poi il diploma all’Istituto d’arte di Salerno, pagandosi gli studi, 20 anni alle dipendenze di altri ceramisti e infine l’apertura del suo laboratorio. Un artista a tutto tondo, capace di alternare pittura, scultura e ceramica, unite in quella che è una delle sue più distintive creazioni: il quadro ceramica, dove la tela diventa anch’essa opera d’arte di ceramica. Come “Volare per…”, la creazione esposta recentemente a Parigi, raffigurante una farfalla stilizzata con pigmenti in oro. “E’ un nuovo modo di fare ceramica – spiega Ronca – che ho realizzato dieci anni fa. La tradizione deve servire per rafforzare il domani, non deve essere una forma statica d’arte. Gli artigiani devono sapersi rinnovare, altrimenti non possono creare eccellenza”. Ma “alla base – continua – deve esserci sempre una formazione. Non si può creare senza conoscenza. La scuola deve essere a servizio dell’arte e non viceversa”. Il pensiero del Maestro va ai giovani, che esorta a cimentarsi in quello che è tutt’altro che un settore estinto: “L’Italia è questo – dice -. E’ storia, tradizione, non c’è piccolo paese che non esprima una forma d’arte e noi dovremmo vivere di questo. Purtroppo manca l’educazione civica all’arte, la valorizzazione della nostra cultura. Basti dire che ogni anno la Tour Eiffel ha 7 milioni di visitatori e gli Uffizi sono al 26° posto tra i musei più visitati al mondo. Con la scusa di preservare questo paese lo stiamo distruggendo, quando, invece, potremmo vivere di questo”. Ma la speranza – come ci insegna l’opera a cui il Maestro è più affezionato – è l’ultima a morire. E così il “Vaso di Pandora”, dentro il quale, in una rivisitazione moderna del mito, dopo l’apertura resta solo la speranza, diventa un quadro ceramica che raffigura una donna mentre esce dal vaso, con occhi mediorientali e mani di araba fenice. “E’ la speranza della rinascita di un mondo migliore – conclude Ronca – dove la donna possa vivere libera e non più sottomessa o reclusa”.