L’erede della storica tipografia che lascerà tutto ai suoi operai
Luigi Garofoli è l’erede di una tradizione che si tramanda da 125 anni e quattro generazioni. Dal 1890 circa, quando il bisnonno apriva la tipografia Garofoli di Sassoferrato, in provincia di Ancona, poi passata al nonno, al padre, alla zia e infine, 30 anni fa, a Luigi. “Quando sono entrato – racconta – la tipografia era quasi morta. Fatturava meno di 10 milioni di lire l’anno. Oggi conta oltre 1000 clienti in tutta Italia”. Un pezzo di storia locale, (la tipografia ha donato i suoi antichi macchinari al museo storico delle arti e dei mestieri di Sassoferrato) che ha saputo reinventarsi grazie alle opportunità offerte dall’online.
La tipografia Garofoli oggi produce dal classico biglietto da visita all’edizione pregiata: da tre anni ha aperto al mondo del web, dotandosi di un sito e-commerce che ha permesso all’attività una fase di grande espansione, dalle isole Egadi a Cortina d’Ampezzo.
“Nei primi 100 anni di vita – racconta Luigi – era una tipografia classica, che lavorava a caratteri mobili. Il mio ingresso, 30 anni fa, ha portato all’inserimento di macchine offset e negli ultimi 10 anni di macchine digitali. E’ il mondo che cambia e con questo cambiamento bisogna stare al passo”.
Ma era più facile ieri o oggi? “Se per facilità si intende velocità, allora oggi è più facile. Ma se si intende anche la fase della vendita, le cose si complicano: ieri una locandina a colori si faceva in un giorno, oggi in quindici minuti, ma ieri cento locandine si vendevano a 150mila lire, oggi a quindici euro. Prima facevamo tre lavori al giorno, oggi trenta. Si sono abbassati i prezzi, ma è aumentata la quantità dei lavori”.
Attualmente Luigi impiega tre persone interne e ha molte collaborazioni esterne: affidandosi a grafici e a laboratori terzi, offre lavoro a molte altre attività. In previsione l’idea di ampliarsi ancora e di assumere nuovo personale.
“Cosa non va oggi? C’è diffidenza nei rapporti commerciali – continua Garofoli -. Poi la speculazione finanziaria, che porta chi ha qualcosa da parte ad investire in banca invece che in un prodotto del territorio. Ciò non produce ricchezza locale. Non va la paura della tassazione, che è diventata insostenibile. In sostanza: non va questa economia del sospetto dove la relazione tra cliente e commerciante non è serena come dovrebbe essere”.
Va invece benissimo il mercato globale con i pro e i contro che esso comporta. “Nel mercato globale la piccola realtà vende con più difficoltà – ammette il tipografo – deve adattarsi. Ma grazie ad esso è possibile acquistare merci direttamente dal web a prezzi bassi. E per la prima volta, si acquista anche la qualità a prezzi più bassi, con una vastissima varietà di scelta”.
Luigi Garofoli oggi ha 57 anni. “Dopo di me? Non ho figli – conclude – per questo ho deciso che lascerò tutto in eredità a costo zero ai miei operai, dai quali vorrò solo la pensione per vivere il resto dei miei giorni”. La tradizione non può arrestarsi.