Cuore, incoscienza e studio: da operaio a Chef Stellato

Lasciare un lavoro routinario e sicuro e riuscire a vivere dedicandosi alla propria passione. In quanti non l’hanno sognato? Mauro Ricciardi, 60 anni, non solo l’ha fatto, mollando tutto per dedicarsi alla cucina, ma in quattro anni è diventato uno chef stellato. “Questo è un lavoro di cuore e sacrifici – avverte – non è così semplice come sembra in tv”.

Perito elettronico, operaio Enel per tanti anni, finché “qualcosa mi è scoppiato nel cervello – racconta – e insieme a mia moglie abbiamo rilevato una piccola attività: un albergo sul mare ad Ameglia, in provincia di La Spezia. Inizialmente avevamo poche pretese, era un lavoro famigliare, ci aiutavano gli amici, poi abbiamo aperto anche un piccolo ristorante all’interno dell’albergo. La cucina è sempre stata una mia passione, ma ero inesperto e ingenuo, non avevo le competenze necessarie e non immaginavo quanto fosse impegnativo il lavoro di chef. Lo dico ai tanti giovani che pensano che aprire un ristorante, complice anche la tv, sia un gioco da ragazzi”.

“Presto ho capito che la passione non bastava – continua Ricciardi – e che dovevo ricominciare da zero. Ho iniziato a studiare, a frequentare corsi di cucina e da sommelier, avendo la grande fortuna di poter seguire Angelo Paracucchi, grande chef e maestro. Solo allora ho fatto il grande passo: ho lasciato il mio posto fisso e mi sono dedicato anima e corpo alla cucina”.

Ricciardi non è pentito, ma non nasconde le difficoltà di un mestiere oggi molto spettacolarizzato che però richiede moltissimo impegno. “MI sono buttato in quest’avventura con molta incoscienza – dice – senza pensare ai rischi e alle responsabilità che la professione comporta. Per fortuna ho avuto tantissime soddisfazioni, che nei momenti difficili mi hanno permesso di andare avanti”.

A soli quattro anni dall’inizio dell’attività, infatti, Ricciardi si è aggiudicato una stella Michelin, l’Oscar della ristorazione. “E’ stata una gioia immensa – racconta – improvvisamente mi si è aperto un mondo incredibile, quello dell’alta cucina, ma questo ha comportato ancora più responsabilità e sacrifici. Quando gli altri sono a divertirsi tu sei all’opera. Questo lavoro riesce solo se sei innamorato”.

Ma qual è il piatto forte dello chef Ricciardi? “Non ho un piatto preferito, mi piace cucinare tutto, ma ammetto che mi dà molta soddisfazione preparare la carne e soprattutto la selvaggina. Tanto che per l’Expo – racconta – agli chef stellati regionali è stato chiesto di presentare un piatto. Credo che da me si aspettassero un piatto di mare e forse li ho stupiti tutti presentando la mia zuppa di tordi”.