Meno padroncini, più società di capitali. Così cambia pelle l’autotrasporto marchigiano

Riccardo Battisti, presidente CNA Fita Marche, intervistato da Radio 24 sulle disfunzioni della viabilità nella costa adriatica, approfondisce i risultati di un monitoraggio dell’autotrasporto nella regione.  In tre anni – ha rilevato – si contano quasi 250 imprese in meno. Erano poco meno di 4mila ora sono 3749. A chiudere sono state le imprese individuali, i cosiddetti ‘padroncini’.

Secondo Battisti “la trasformazione economica ha portato a una trasformazione anche delle imprese del trasporto.  Sono diminuite di numero, migliorando però le performance per quanto riguarda il fatturato individuale. Nelle Marche, però, come nelle altre regioni della dorsale adriatica, si subiscono le conseguenze di un deficit infrastrutturale pesantissimo. La questione A14 a carreggiate ridotte e la chiusura ai Tir del viadotto Cerrano a nord di Pescara rappresentano ormai una emergenza nazionale”.

“Nelle Marche negli anni, soprattutto in alcuni tratti, è venuta a mancare la progettualità delle infrastrutture – incalza il presidente CNA Fita Marche –  motivo per cui oggi ci troviamo alle prese con condizioni emergenziali gravose per i cittadini e per le imprese, soprattutto per quelle che hanno nella strada uno dei loro fattori principali di produzione. In assenza di strade idonee si perde mercato e appeal anche nei confronti dei grandi committenti che possono decidere di spostare le loro piattaforme in zone meno problematiche”.

Le imprese rimaste sul mercato sono perlopiù ‘anziane’, con oltre il 60 per cento dei titolari ultra 50enni. In deciso aumento le società di capitali (+ 10 per cento) mentre calano le società di persone (quasi il 6 per cento) e le altre forme giuridiche (7 per cento).

Sul territorio il prezzo più alto della crisi lo hanno pagato le imprese di autotrasporto della provincia di Ancona, seguite da quelle di Pesaro Urbino e Macerata. Più contenuto il calo ad Ascoli Piceno e Fermo.

Le priorità per una inversione di rotta e per rilanciare l’autotrasporto? Garantire una effettiva continuità territoriale a tutte le imprese disagiate a causa della critica collocazione logistica, ridurre l’incidenza delle imposte sul gasolio sotto il 50%, impiegare finanziamenti europei per programmare al più presto un piano straordinario di intervento sulla viabilità, introdurre misure che consentano tempi certi di pagamento e, infine, favorire l’aggregazione tra imprese.