Pesano ancora poco sul tessuto imprenditoriale ma sono in crescita ed hanno un potenziale enorme da sfruttare. Sono le start up innovative guidate da donne. Secondo i dati Infocamere nel 2014 in Italia sono state 398 su un totale di 3.208 start up innovative, pari a12,4 per cento, con un aumento del 50,6 per cento in un anno. Nelle Marche lo scorso anno ad avviare l’attività sono state 18 start up guidate da donne su un totale di 137. Ancora poche, appena il 13,1 per cento mentre il tasso di femminilizzazione per la generalità delle imprese marchigiane è superiore al 24 per cento.

“Le start up al femminile” affermano Cna e Confartigianato Marche “vanno incoraggiate e va stimolata la nascita di nuove imprese innovative, assistendole e accompagnandone lo sviluppo. Un compito di cui debbono farsi carico le istituzioni pubbliche ma anche le Associazioni di categoria”.

Sono soprattutto le start up a creare nuove occasioni di lavoro: secondo uno studio recente dell’Ocse (l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo) se è vero che le PMI sono una fonte rilevante di lavoro e di crescita di occupazione, però non tutte le PMI sono eguali e sono quelle più giovani che hanno una marcia in più nel creare nuova occupazione. Una maggiore presenza di imprese giovani e innovative, a caratterizzazione femminile, si tradurrebbe quindi nella presenza di start up ancora più dinamiche della norma

Le neo imprese innovative guidate da donne, secondo un’indagine di Unioncamere nazionale, sono prevalentemente di piccole dimensioni. Quasi 3 su quattro scelgono di avviare l’attività come Srl,  il 77 per cento vi ha investito un capitale inferiore ai 10 mila euro ed una su quattro ha meno di cinque addetti. Il tasso di femminilizzazione raggiunge la sua punta più elevata tra le cooperative, dove una start up innovativa su tre è “rosa”.

Ben tre start up femminili su quattro lavorano nei servizi (74,6%), mentre il 20,4% si occupa di industria e artigianato e il 4,8% di commercio. Più in dettaglio, tra le attività maggiormente diffuse, si evidenziano quelle legate alla conoscenza e alle nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione; tra le attività di servizio, difatti, ben il 20,9% si interessa di produzione di software e consulenza informatica, il 19,8% di ricerca e sviluppo e  il 10,6% dei  servizi di ICT. Ma la presenza delle donne imprenditrici all’interno delle startup innovative complessive raggiunge il top nella fabbricazione di prodotti chimici e nelle industrie alimentari (40%) contro una media del 12,4%.

“La caratterizzazione settoriale delle start up femminili” sostengono Cna e Confartigianato “conferma dunque le ipotesi relative al maggior dinamismo dovuto all’intersecarsi della vivacità delle prima esperienza imprenditoriale con la maggior preparazione e il maggior rigore delle giovani imprenditrici.

Poiché è noto che anche nelle attività di studio, nelle scuole superiori come nei corsi universitari, le giovani donne registrano performances migliori dei loro colleghi maschi, è facile intuire quale sarebbe lo stimolo alla crescita economica che si avrebbe se si riuscisse a colmare il gap di genere che ancora separa la partecipazione delle donne alle attività lavorative e a quelle imprenditoriali.”

 

Distribuzione regionale delle startup innovative femminili e totali in ordine decrescente per tasso di femminilizzazione

 

Regione

Numero start up innovative totali

Distribuzione territoriale start up innovative totali

 Start up innovative femminili

Tasso di femminilizzazione

Distribuzione territoriale delle start up innovative femminili

BASILICATA

20

0,6%

6

30,0%

1,5%

UMBRIA

36

1,1%

8

22,2%

2,0%

VALLE D’AOSTA

10

0,3%

2

20,0%

0,5%

SICILIA

121

3,8%

24

19,8%

6,0%

MOLISE

14

0,4%

2

14,3%

0,5%

EMILIA-ROMAGNA

363

11,3%

50

13,8%

12,6%

PUGLIA

133

4,1%

18

13,5%

4,5%

PIEMONTE

232

7,2%

31

13,4%

7,8%

TOSCANA

212

6,6%

28

13,2%

7,0%

MARCHE

137

4,3%

18

13,1%

4,5%

LAZIO

311

9,7%

40

12,9%

10,1%

CAMPANIA

184

5,7%

23

12,5%

5,8%

SARDEGNA

99

3,1%

12

12,1%

3,0%

LOMBARDIA

705

22,0%

83

11,8%

20,9%

CALABRIA

78

2,4%

9

11,5%

2,3%

VENETO

247

7,7%

23

9,3%

5,8%

FRIULI-VENEZIA GIULIA

87

2,7%

8

9,2%

2,0%

LIGURIA

54

1,7%

4

7,4%

1,0%

ABRUZZO

48

1,5%

3

6,3%

0,8%

TRENTINO-ALTO ADIGE

117

3,6%

6

5,1%

1,5%

ITALIA

3.208

100,0%

398

12,4%

100,0%

 dati Infocamere al 26 gennaio 2015

 

 

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