L’inventore della mano che aiuta i sordociechi a comunicare

Chissà, se Nicholas Caporusso non avesse svolto il servizio civile in centri per disabili, cosa si sarebbe inventato? E viene naturale chiederselo, visto che da quell’esperienza, a soli 23 anni, ha tratto ispirazione per DBGlobe, il guanto che aiuta i sordociechi a comunicare, appena terminato di sperimentare col governo inglese, che gli è valso il Premio Cambiamenti – organizzato dalla CNA in occasione del suo 70° anniversario – come miglior start up Innovativa e Tecnologica italiana.

Caporusso, oggi 35enne, nasce e cresce a Bari ed è lì che si laurea in Informatica. Ma è a Lucca, presso l’IMT, che svolge il dottorato in Ingegneria Informatica e a Santa Clara, in California, che studia business. Terminati gli studi, Nicolas non resta con le mani in mano e fonda, insieme ad una trentina di persone, una start up no profit, Qiris, ovvero Qualità, Innovazione, Ricerca, Istruzione e Sicurezza. Parole spesso vuote, ma non per lui.

“Qiris è nata per sostenere l’innovazione e l’imprenditoria giovanile – spiega – aiutando le start up a farsi conoscere e intercettare potenziali finanziamenti. Nel 2012-2013, per esempio, abbiamo organizzato la più grande maratona di sviluppo di App in Italia, abbiamo sostenuto 35 start up, e favorito collaborazioni con diverse realtà come la Fiera del Levante”.

Ma è nel 2013 che nasce DBGlobe, il guanto che ha portato a Nicolas e alla sua start up, Intact, di cui è fondatore insieme a Gianluca Lattanzi, numerosi e prestigiosi riconoscimenti, fino ad essere annoverato dalla MIT Technology Review tra i dieci innovatori italiani under 35.

“L’idea è nata nel 2004 – racconta– ma è rimasta nel cassetto fino al termine dei miei studi, quando ha ottenuto un primo finanziamento dalla Camera di Commercio di Bari. Durante il servizio civile e il volontariato sono entrato in contatto con diversi disabili e ho notato che quelli che più di tutti avevano difficoltà a comunicare con gli altri erano i sordociechi, che hanno un loro linguaggio, che non tutti conoscono. DBGlobe è una sorta di tastiera smontata e rimontata sulla mano – continua -. Su ogni falange c’è un tasto che corrisponde a una lettera. Toccandoli si può scrivere o inviare un messaggio su una tastiera e uno smarthphone. Viceversa, quando si riceve un messaggio, il dispositivo farà sì che le lettere si trasformino in vibrazioni sulle corrispondenti falangi della mano”.

Nel 2015 Nicholas si trasferisce a Berlino per “dare a DBGlobe la possibilità di essere da subito un’impresa internazionale”. Lì accede a due programmi di accelerazione che gli permettono di avviare collaborazioni con partner del calibro di Google e Samsung e di avviare la produzione con due imprese finlandesi. Ma è in Inghilterra che arriva la svolta.

“Abbiamo appena terminato la sperimentazione col Governo inglese e con la più grande organizzazione inglese che si occupa di sordociechi. Prima di avviare la produzione dobbiamo raccogliere dati di mercato, per poter dar vita ad un’economia di scala e rendere il prezzo accessibile. Nel 2017 – continua Caporusso – andremo negli Stati Uniti per raccogliere potenziali collaborazioni con il governo e le associazioni”.

E in Italia? “In Italia ci sono quasi 200 mila sordociechi, ma al momento non siamo riusciti a incontrare nessun rappresentante governativo. Abbiamo una collaborazione, che speriamo di intensificare, con la Lega del Filo d’oro. DBGlobe non sostituisce le persone, ma offre ai sordociechi una modalità nuova e più semplice di interagire. Il senso della tecnologia, per me, è creare questo sviluppo”.