Mario Pagani, responsabile Politiche Industriali CNA, è intervenuto a ‘Sportello Italia’, approfondimento economico del Gr1.

I bandi, a cominciare da quelli previsti dal Pnrr, penalizzano artigiani e Pmi escludendoli, più o meno direttamente, dai bandi per gli appalti pubblici. Questo impone un cambio di passo sui criteri di selezione e di assegnazione.

“Il processo di partecipazione ai bandi per gli appalti pubblici danneggia la stragrande maggioranza del nostro tessuto produttivo, formato per il 97% da micro imprese con meno di dieci addetti”, ha esordito Pagani.

“Prendiamo a esempio due bandi per le imprese del restauro, dove un investimento di 45 milioni di euro è stato suddiviso in soli quattro lotti. Le imprese che si occupano di restauro sono di piccole, piccolissime dimensioni, costituite mediamente da due/tre addetti”.

“In generale, peraltro, occorre tener conto che uno dei requisiti fondamentali per poter partecipare ai bandi pubblici è quello finanziario, criterio fortemente penalizzante per le micro e piccole imprese. Per candidarsi a un bando viene solitamente richiesto di avere il doppio del fatturato rispetto all’importo dell’appalto. Con lotti di questo taglio, si finisce col riservare questo importante mercato a una fascia ristrettissima di imprese”.

Abbiamo, pertanto, la sensazione che la Pubblica amministrazione, con la presunzione di ‘semplificarsi la vita’ stia tagliando fuori gran parte delle imprese italiane dagli appalti pubblici”, ha concluso Pagani.

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