Si è svolto oggi presso la presso la sede confederale UGL la tavola rotonda ‘La riforma del codice appalti: un’auorità indipendente per le amministrazione e le imprese‘.

All’incontro ha preso parte per la CNA  il nostro responsabile nazionale delle politiche industriali, Mario Pagani, il quale ha lamentato come per “le piccole imprese sia sempre più difficile l’accesso ai lotti visto che i contratti sono troppo alti: quando il valore supera il milione di euro sono di fatto escluse il 95% delle pmi. Si ha, inoltre, ha sottolineato Pagani, “la netta sensazione che ci sia un pregiudizio del pubblico nei confronti delle imprese. Si parte dal presupposto che siamo tutti brutti e cattivi e che vogliamo operare male”. 

“Secondo le voci che circolano le intenzioni del governo sono di approvare entro la fine dell’anno un decreto con 3-4 modifiche al Codice degli appalti” ha detto il presidente dell’Anac, Raffaele Cantone, nel corso del convegno. Cantone ha illustrato la possibilità “di ampliare il cosiddetto massimo ribasso con dei meccanismi più corretti, individuando non più di tre soglie”. Quindi, occorre rivedere i livelli di progettazione. Probabilmente ci sarà “un intervento per la semplificazione delle progettazioni”  ha spiegato.

Un altro tema, che è poi quello maggiore per gli appalti, sono le cause di esclusione, “i cui motivi sono diventati una corsa a ostacoli ai limiti dell’incredibile”. Insomma “bisognerà intervenire sull’articolo 80 per ridurre le cause di esclusione e prevedere che abbiano un senso”.

Questi sono i punti “sui quali bisogna intervenire subito con un decreto legge per provare a sbloccarli”, ha osservato Cantone. Poi, dopo il decreto, Cantone ritiene che vada riaperta la legge delega. Chi deve intervenire però non dovrà essere il legislatore ordinario perchè questa non può essere materia di competenza del Parlamento.  Il Codice deve essere “materia dei tecnici”, ha concluso il presidente dell’Anac.

Ugo Dibennardo, direttore Operation e coordinamento territoriale Anas, concorda con Cantone  che “non tutto va abolito, salviamo quello che per il nostro settore è stato un vantaggio”. Poi, alcune modifiche sono “indispensabili”.

L’Anci, con Mario Occhiuto, sindaco di Cosenza e delegato all’Urbanistica per l’associazione dei comuni, chiede “semplificazioni e un processo più veloce”.

Anche i costruttori esigono ascolto. Edoardo Bianchi, vice presidente Ance, mette le cose in chiaro: “Non chiediamo di avere le mani libere per poter fare tutto in deroga. Il paese è in ginocchio e ha bisogno di manutenzione ordinaria e straordinaria, dateci la possibilità di lavorare”.

Dall’altra parte Arturo Cancrini, professore di Tor Vergata ritiene che “il Codice va cestinato, deve riscriverlo chi si è sporcato le scarpe in un cantiere”.

A chiudere il convegno moderato dal direttore dell’Agenzia Dire, Nicola Perrone, il vice segretario Ugl, Luca Malcotti: “Se non facciamo per davvero un investimento nella preparazione del personale è difficile che qualunque codice possa produrre effetti positivi”. Occorre un ragionamento improntato alla semplificazione- ha affermato.

Infine, il saluto del sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon: “Abbiamo bisogno di un sistema meno ingessato per far ripartire gli appalti, stiamo cercando di mettere in moto meccanismi virtuosi per far ripartire il paese e chiediamo ai tecnici di aiutarci, non possiamo più perdere tempo”.

 

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